Tremonti attacca il Pdl. Rivolta nel partito

Giulio Tremonti attacca la manovra e il Pdl. E contro di lui è rivolta. Si prende le critiche di tutti. Del suo partito e naturalmente anche del Pd. Che cosa ha detto l'ex ministro dell'Economia? Anzitutto critica l'attuale esecutivo: «Troppe tasse e nulla sulla crescita. Possibile che serva una nuova manovra» (in serata smentirà decisamente il ministro delloSviluppo Corrado Passera). Spiega Tremonti: «La manovra andava fatta, l'avremmo fatta anche noi, era scritto nei documenti, magari con strumenti diversi e probabilmente non così sbilanciata dal lato delle tasse. Questo è oggettivo». Quindi mette in chiaro: «Il rigore poteva essere fatto riducendo soprattutto la spesa pubblica, come avevamo in mente noi». Poi l'ex ministro azzarda la previsione: «È probabile che ci sia un'altra manovra. Io penso che non sia giusto farla, ma è possibile che serva». Critiche anche sulla riforma pensionista Monti-Fornero: «ll sistema italiano è tra i più bilanciati e stabili d'Europa. La grande questione non è quella delle pensioni». L'ex ministro, poi, passa all'attacco del suo partito (anche questo sempre più ex): «Mi fa effetto vedere alcuni del Pdl che prima dicevano di "no" a certe cose essendo al governo e adesso dicono di "si" alle stesse cose non essendo al governo. Forse se avessero seguito prima una linea diversa, le cose sarebbero andate diversamente. Adesso evidentemente fanno penitenza». Parla di Berlusconi e spiega che i rapporti con l'ex premier «in termini personali e umani sono sempre stati buoni». Ma dopo le amministrative di maggio «qualcosa è cambiato». «Si è aperto un confronto tra due linee della politica, se prima era di tutti la linea del rigore e della serietà, da maggio in poi, si è diffusa anche la linea che si potevano rivincere le elezioni riducendo le tasse al buio, e dando frustate all'economia. Si diceva: ci vuole coraggio e non prudenza. Ma essendo chiaro che la crisi stava diventando sempre più grave era forse il momento di mettere ancora più prudenza e in quel momento di considerare il coraggio come incoscienza». Infine l'annuncio dell'uscita di un suo nuovo libro a gennaio: «Dentro c'è un programma politico». Da Bersani arriva una replica gelida: «Da parte di Tremonti era più dignitoso il silenzio degli ultimi giorni che le parole di oggi. È davvero incredibile che chi ci ha portati qui si rimetta a favoleggiare come se nulla fosse». Interviene Fabrizio Cicchitto (Pdl): «Non siamo d'accordo con Bersani, ma neanche con Tremonti». Quindi ricorda: «Tremonti bloccò anche le iniziative di singoli ministri che avrebbero consentito di combinare rigore e crescita e questa fu l'autentica punizione alla quale egli sottopose il governo del quale faceva parte». Secco Giancarlo Galan: «Sono veramente felice di verificare che - come sempre - non è con noi. La coerenza è una grande virtù, anche nella menzogna». Attacca anche Raffaele Lauro: «Avrebbe fatto meglio a tacere». Incalza anche Sandro Bondi (vedere intervista a fianco) e persino Guido Crosetto usa parole sferzanti. Tanto che Francesco Storace deve ammettere: «Oggi Tremonti è tornato in tv per un'intervista. Ha esposto i suoi giudizi sulla manovra e da sinistra una grandinata di accuse. Nessuno nel centrodestra difende il suo vecchio ministro dell'Economia, nessuno che dica a Bersani e soci "tacete, con tutte le tasse che ci avete imposto". Ah già, le hanno votate pure loro.... e questo spiega perché noi a febbraio torneremo in piazza e loro no». Ormai è chiaro che Tremonti viene vissuto come un corpo estraneo nel Pdl. Per lui il passaggio alla Lega è sempre più vicino.