Il buon governo, i sacrifici e il sogno reale

Mettiamoci nei panni di Pantalone. Quello che paga. Cosa pensa in queste ore? «Da circa un mesetto c’è un nuovo governo. Berlusconi non c’è più... Mi avevano raccontato che lo spread sarebbe calato non appena Lui fosse uscito di scena. Risultato? È arrivato il Professor Monti, mi ha tassato sobriamente, ma lo spread è sempre stellare e io mi ricordo la battuta di Woody Allen: Dio è morto, Marx è morto e neanche io mi sento tanto bene». Scherzi a parte, Pantalone dice una verità: viviamo nell’incertezza. E se chiedete in giro, la domanda è solo una: che futuro ci attende? I declinisti hanno la risposta pronta: nero. Gli ottimisti ne riservano una semplice: rosa. Come sempre la verità sta nel mezzo. Governo e partiti non hanno alternative: devono convivere. L’esecutivo deve tener conto delle richieste che vengono dal Parlamento. I gruppi politici devono mettersi di fronte ai dati di bilancio e accettare la realtà dei conti in rosso e un’Europa in pericolo. L’unica parola che finora è passata nella comunicazione è «sacrifici». E penso che questo gli italiani l’abbiano capito. Anche chi protesta sa bene che la festa è finita, la vita a debito è un ricordo del passato, bisogna rimboccarsi le maniche, pagare le tasse e essere più virtuosi. Tutto qui? No. Il governo ha il dovere di raccontarci una storia. Vera. E per far questo serve un’arma berlusconiana: la comunicazione. C’è? Leggiamo la storia. Mario Monti è un premier che funziona: intelligente, cosmopolita, ironico. Corrado Passera un’idea di concretezza e serietà l’ha data. Catricalà è il motore silente del governo. Giarda è l’organizzazione tecnica. Vittorio Grilli è la continuità del rigore. Fermiamoci qua. Basta? Se tassi e tagli no. I sacrifici vanno spiegati. Il buon padre di famiglia spiega sempre ai figli perché bisogna tirare la cinghia. Quando Carlo Azeglio Ciampi ci portò nell’Euro spiegò agli italiani perché era cosa buona e giusta. Monti chieda a Paolo Peluffo cosa fece il Quirinale per ottenere il consenso non del Palazzo ma del Paese. Quale operazione di comunicazione fu costruita sulla moneta unica in Italia. La missione di Monti non è da meno: se ieri dovevamo entrare nell’euro oggi dobbiamo salvarlo. E con la moneta unica anche l’Italia. La grande politica è fatta di sogni. E anche un governo tecnico è pur sempre un governo e non può rinunciarvi. Monti finora si è mostrato come il buon padre di famiglia. Severo con i figli che sbagliano, ma pronto a correggersi. Deve raccontarsi.