Casini sogna di fare Centro

Rivincita della vecchia Dc? No è la rivincita della politica. L'Udc, il partito più corteggiato della politica italiana, si gode il successo e vorrebbe allontanare ogni riferimento al passato. Comunque dopo aver perso dei pezzi importanti con la scelta di non aderire al Pdl adesso Casini si gode il successo. Maggioranza e opposizione corteggiano l'ex presidente della Camera, lasciano balenare l'ipotesi che possa essere lui il successore di Napolitano al Quirinale. Oppure dal Pd arrivano sirene che lo spingono a sognare Palazzo Chigi con un governo di centrosinistra. E i malpancisti del Pdl da tempo sollecitano Berlusconi a richiamare il figliol prodigo nella maggioranza. E lui? resiste alle sirene, così come ha resistito quando ha visto uomini a lui vicini correre in supporto della maggioranza. Resiste perchè il teorema ipotizzato anni fa sembra si stia avverando. Lo sfaldamento del partito di Berlusconi non potrà che ingrossare le fila del partito dei moderati, cioè l'Udc. Nessun mercato, nessuna compravendita, nessuna promessa assicura uno dei grandi tessitori: «Siamo soltanto il naturale approdo dei moderati in difficoltà». «Chi lascia il Pdl dove vuoi che vada?» si domanda retoricamente Cirino Pomicino. Nel partito di Casini. Il leader parla con Letta, delle cose da fare per il Paese, ma senza promettere alcun sostegno a una eventuale staffetta a Palazzo Chigi. Tergiversa prudente, non promette, non garantisce, non esclude. Vecchia scuola Dc. Prende tempo sulla mozione di sfiducia, ne parla in serata con Bersani e Fini, i suoi utili alleati di oggi. Ma sente la maggioranza vacillare, e vuole raccogliere il frutto della sua ostinazione. Sono arrivati già in tre dal partito del premier, ma gli eredi dello scudo crociato sono convinti che altri arriveranno. E il sogno di dar vita a una riedizione della vecchia Dc prende corpo. Il segretario Cesa mette le mani avanti, nessuna nostalgia ma nessuna demonizzazione del vecchio partito e grande attenzione al fermento delle energie cattoliche presenti nel Paese. E Pisanu che si è andato a prendere gli applausi nell'assemblea del terzo polo si dice pronto a dare una mano a una nuova casa comune cattolica e liberale. Non chiamatela Dc, ma sarà qualcosa di simile. E Casini sente il vento in poppa. I suoi sono convinti che è arrivato il momento del raccolto. Così il fedelissimo Rao rende noto che Berlusconi ha chiamato i tre ultimi transfughi al telefono. Inutilmente. Cordialità e saluti, ma la scelta è fatta, Carlucci, D'Ippolito e Bonciani non fanno marcia indietro. E sarebbero solo i primi di una lunga lista perché, sono convinti i fedelissimi di Pier Ferdinando, Berlusconi non convince più. Contemporaneamente arriva la notizia che anche Fini si sta riprendendo alcuni ex An che l'avevano abbandonato. E dunque scommettono sull'implosione del Pdl. È naturale, avverte Pomicino, quello di maggioranza è un partito personale, culture diverse tenute insieme da Berlusconi. Se crolla il leader ognuno prenderà una propria strada. «Cosa hanno in comune gli ex socialisti con gli ex Dc?» si domanda Pomicino. E allora, finita la guida dell'uomo che riusciva a tenere tutti insieme, riemergono le radici. Ognuno ricerca le proprie. Detto così il terremoto politico sarebbe solo all'inizio. Una partita in tre tempi quella che vedono nell'Udc: il primo vede la fine di Berlusconi, la seconda un governo di solidarietà nazionale, il terzo un riposizionamento politico che porti il partito ad essere di fatto e numericamente l'erede della Dc. Ma ci sono i primi due passaggi da compire. Casini non vuole rischiare di fare un nuovo buco nell'acqua come nel dicembre dello scorso anno. Mozione di sfiducia solo a numeri certi. Poi costruzione di un governo che coinvolga il Pd e infine la vendemmia elettorale. Gongolano i vecchi Dc, sentono vicino un ritorno all'antico. Sono convinti di poter apparire l'unico approdo per una massa di elettori in libera uscita e di poter offrire oltre Tevere la certezza di un partito che rappresenti veramente i valori cattolici. Cala la notte, Berlusconi è ancora a Palazzo Chigi e le strategie sono ancora sogni.