Vuole mangiare il panettone

L'obiettivo è chiaro: rinsaldare le file. Riaccendere l'entusiasmo. Ora che i numeri sono così risicati bisogna stare il più compatti possibile. Così Silvio Berlusconi si presenta al gruppo Pdl alla Camera. Di solito incontra i deputati per gli auguri di Natale o per quelli che precedono le vacanze estive. Stavolta non c'è nulla da festeggiare soprattutto la fiducia risicata riottenuta appena la settimana scorsa. E il messaggio è chiaro: restare uniti per evitare scivoloni. E per farlo deve indicare una meta, quella della fine della legislatura, e una speranza, quella di tornare a vincere. «Io ci credo ancora, altrimenti questo Paese va nelle mani dei comunisti», insiste il premier. «Abbiamo fatto delle cose buone, abbiamo fatto una grande politica estera. Credo - prosegue - che dobbiamo andare avanti. Potete stare tranquilli. Da quando sono sceso in campo me ne hanno fatte di tutti i colori. Mi hanno aggredito politicamente, giudiziariamente, patrimonialmente, visto che ho dovuto regalare cento milioni al numero uno del Pd. E fisicamente, visto che ho perso due denti. Ma io sono ancora qui». «Io sono ancora qui, vivo e vegeto, e ho ancora voglia di combattere», ribadisce il presidente del Consiglio. Torna a dire chiaro e tondo: «Mai pensato ad elezioni anticipate, andremo avanti fino al 2013». Come? Non ci sono parlamentari in arrivo (anche se ieri vede Pannella), più facile ce ne siano in partenza. Ogni giorno spunta un dubbioso. Prima Gerardo Soglia, poi Giancarlo Pittelli. Il risultato è che Denis Verdini deve rincorrere ogni singolo mal di pancia e l'idea di portare Silvio alla Camera è un modo anche per guardare negli occhi tutti e cercare di scovare, prevenire qualche possibile agguato o incidente. Berlusconi gioca d'anticipo e prova ad accendere il sogno di una nuova vittoria che, come nel 2006, sembra impossibile: «Pdl: questo acronimo non comunica niente, non emoziona, non commuove. Chiediamoci se con largo anticipo rispetto alle elezioni del 2013 non sia il caso di cambiare nome. Comunque non sarà Forza Silvio». Il Cavaliere esorta ministri e parlamentari a lavorare ventre a terra, perché «io ci credo, ci credo ancora. Io sono ancora qui, vivo e vegeto, e ho ancora voglia di combattere». Promette: «Dobbiamo terminare il programma elettorale». Spiega la strategia: «Abbiate, come la ho io, la stessa voglia di fare e di combattere forte e determinata di quando siamo scesi in campo. Andiamo avanti fino a dicembre, da gennaio quando le elezioni anticipate non saranno più un rischio faremo le cose che vogliamo e ci presenteremo al Paese con straordinarie riforme». I vertici del Pdl sono convinti che da qui alle prossime due settimane sarà il periodo decisivo. Se la maggioranza la svanga, poi potrebbe aprirsi un periodo migliore. Su quale basi poggia questo ragionamento è assai imponderabile. Dalla vicenda Bankitalia il governo esce ancora più rotto con Bossi nuovamente sconfitto. Possibile vincere ancora? «Noi dobbiamo in tutti i modi avere un confronto con Casini. Se allarghiamo la coalizione all'Udc, i sondaggi lo spiegano bene, vinceremo», illustra il presidente del Consiglio. «Auguriamo a Grillo lunga vita», dice con una battuta riferendosi alle recenti elezioni in Molise. Infine un suggerimento per i politici Pdl che vanno in tv: devono scuotere la testa quando parla l'avversario, non come fatto durante la trasmissione L'Ultima Parola la sottosegretaria Laura Ravetto. Perché «non scuoteva la testa ma guardava fissa e con attenzione l'avversario della sinistra (Deborah Serracchiani, ndr)». «Bisogna scuotere la testa e mostrare di dissentire», è stato il consiglio del premier.