Usa (e getta): 25 anni in cella da innocente

Anchelì provocano terremoti politici. Michael Morton, ex commesso di un negozio di alimentari che ha passato quasi 25 anni in carcere accusato di aver ucciso la moglie, è stato liberato dopo che i test del Dna hanno dimostrato che l'assassino non è lui. Il 57enne Morton è comparso martedì in tribunale a Georgetown, Texas, ed è stato rilasciato su richiesta dei procuratori distrettuali. Morton fu condannato nel 1986 in base agli indizi raccolti, per aver picchiato sua moglie Christine a morte. L'uomo si è sempre dichiarato innocente, dicendo di essere uscito quel giorno per andare al lavoro alle 5,30 e che il vero responsabile era un intruso. Test non disponibili durante il primo processo hanno dimostrato che una bandana insanguinata trovata vicino alla casa dei Morton conteneva tracce del Dna della vittima e di un altro uomo, legato a un caso di omicidio simile, avvenuto nella zona nel 1987. L'assassino, però, non è stato identificato. Il caso di Morton ha sollevato molte polemiche politiche. Al centro della vicenda il procuratore della Contea, John Bradley, nominato dal governatore Rick Perry in corsa per la candidatuira alla Casa Bianca tra i repubblicani. Su Bradley pesa un altro caso giudiziario controverso quello di Cameron Todd Willingham. Willingham fu giustiziato nel 2004 dopo essere stato condannato per incendio doloso e per la morte dei suoi tre figli, ma gli esperti avevano sostenuto che le perizie erano carenti. «Innocence Project», un'organizzazione che si batte per i diritti civili, sostiene altresì che il procuratore Bradley nascose volutamente le prove che scagionavano Michael Morton. In due casi, quindi, il procuratore ha negato o sottovalutato le perizie attraverso l'analisi del Dna che avrebbero scagionato gli imputati. La sentenza che ha rimesso in libertà Morton rischia di impedire la candidature di Perry alla Casa Bianca. Infatti, il governatore repubblicano ha voluto Bradley alla Commissione forense del Texas. Mau.Pic.