Luci e ombre sul decreto

È vero, ci sono luci e ombre nelle ultime decisioni del vertice di maggioranza tenuto ad Arcore ma certo non è questo il modo di procedere per un governo di uno dei Paesi più industrializzati del mondo. Un procedere a zig- zag nel quale ci torna alla mente quel vecchio detto borbonico secondo il quale "nella regia marina ciò che si dice la sera non vale la mattina". E per completare l’esame della mancata compostezza della maggioranza, nella storia repubblicana, ma anche in quella del regno, non ricordiamo mai che riunioni del governo per decidere una manovra economica si siano svolte nelle case private e non a Palazzo Chigi. E' il caso di ripetere l'urlo ciceroniano " o tempora, o mores". Ma veniamo alle luci e alle ombre. L'aver tolto il prelievo di solidarietà a quel ceto medio che paga le tasse sino all'ultimo centesimo è cosa tardiva ma saggia. Si elimina infatti uno degli input recessivi che andava ben oltre i 3,8 miliardi di euro che si sottraevano dalle tasche delle famiglie perché inviava loro un messaggio ben più forte sulla saggezza di non spendere in un Paese nel quale, come ci dicono le ultime statistiche, in 17 Regioni la domanda di consumi è ritornata ai livelli del 2000. Altro elemento positivo è che si affronta, anche se in modo sbilenco, il tema delle pensioni di anzianità. Ove si andasse in quiescenza o con meno di 65 anni o con meno di 40 anni di contributi non verrebbero calcolati sul terreno monetario gli anni di riscatto dell'università e del servizio militare. Una misura parzialissima che nasconde peraltro una furbizia perché il massimo delle pensioni di anzianità sono nel profondo nord e tra gli autonomi tra i quali gli studi universitari non erano la regola dal momento che le famiglie, in particolare nel settore agricolo e della piccola impresa, mandavano a lavorare i propri figli all'indomani delle scuole superiori. Una misura, ripetiamo, parziale e " nordista" ma che comunque rappresenta pur sempre un deterrente sulle 200 mila domande di pensioni di anzianità presentate ogni anno. Le ombre, invece, sono lunghe e pericolose. Sul piano economico, su quello politico e su quello istituzionale. Sul piano economico una domanda aleggia su tutte: ma dove sono i soldi per conseguire il pareggio di bilancio nel 2013? Si tolgono i 3,8 miliardi del prelievo di solidarietà, si tolgono 2 miliardi agli enti locali, non è possibile quantificare il risparmio sulle pensioni di anzianità perché non si è voluto adottare una misura " tranchant" che obbligasse tutti ad andare in pensione a 65 anni o con 40 anni di servizio e con cosa si sostituiscono? Mistero. A questo " buco" dell'ultima manovra si aggiungono quelli preesistenti legati al risparmio generico di 6 miliardi di euro nelle amministrazioni centrali dello Stato senza indicare dove si taglia e gli effetti sull'attività dei ministeri. Resta, infatti, disatteso quel sano principio che predichiamo da tempo e cioè che se si tolgono soldi ai ministeri in notevole misura vanno anche ridotti i loro compiti. Diversamente o avremo un debito sommerso o non pagheremo i fornitori della PA e gli straordinari dei dipendenti pubblici tra i quali le forze dell'ordine e i vigili del fuoco. Non a caso le categorie più sensibili come poliziotti, vigili del fuoco, guardie penitenziarie hanno protestato duramente negli ultimi mesi in Piazza Montecitorio. E per finire l'ombra più lunga è sul terreno politico e istituzionale. La marcia a Milano di oltre 1000 sindaci di ogni colore in rappresentanza di oltre 20 milioni di cittadini è la testimonianza che la " governance" politica del paese si è perduta. Se ieri c'era una guerra di tutti contro tutti sul piano politico, quella guerra oggi si è trasferita tra le istituzioni. E' così che il Paese si avvia alla perdizione visto peraltro che nessuno ha il coraggio di affrontare il nodo del debito e men che meno quello della crescita gingillandosi, al contrario, con il " secchiello" della lotta al deficit per prosciugare il mare del debito accumulato e con un pareggio di bilancio, che con questa manovra non verrà mai raggiunto. E fra trenta giorni avremo un'altra manovra con la legge finanziaria e di bilancio.