Secessioni e referendum Tante idee per non morire

Anchechi pensa di poter «conquistare» il territorio del vicino, allargare i propri confini e rivisitare la toponomastica regionale. È una geografia tutta da riscrivere quella italiana. Nell'anno in cui l'Unità nazionale celebra (a fatica) il suo 150/mo anniversario, il Paese scricchiola e minaccia di sfaldarsi. Se non nei fatti, almeno nelle intenzioni. Province e Comuni, su cui sta per calare la scure della manovra, scherzano, ma le pensano tutte pur di veder «sopravvivere» la propria autonomia, pur di poter continuare a esistere nonostante il feudo sia troppo poco esteso o gli abitanti sotto la propria «potestà» siano un numero troppo esiguo. Si pensa a tutto, dunque, anche alla legalizzazione della prostituzione. L'idea di una secessione, questa volta, non parte dalla pianura padana, ma dalla Liguria: i presidenti delle province di Imperia e Savona e i sindaci di Sanremo, Imperia, Ventimiglia, Loano e Finale vogliono indire un referendum per accorparsi alla provincia di Cuneo, in vista di un ampliamento della regione Costa Azzurra francese. Simile il caso del Comune di Capraia (Livorno), isola al largo della Toscana, più vicina alla Corsica che all'Italia. Secondo il censimento del 2001 gli abitanti sono 333: nel caso in cui il comune venga cancellato, gli abitanti preferiscono «andare con la Corsica» piuttosto che restare in Italia. La Provincia di Sondrio (che alla fine è stata «risparmiata» grazie all'introduzione nella manovra del criterio dell'estensione) aveva invece minacciato un referendum per traslocare in Svizzera. Fantasia allo sbaraglio poi anche sulla toponomastica. Il segretario nazionale dei Popolari per il Sud, Clemente Mastella, propone di fondare il «Molisannio». Giocando d'anticipo, l'ex guardasigilli tenta il tutto per tutto per salvare la provincia di Benevento: annettendo l'ente alla Valle Caudina e alla Valle Alifana, attraverso un referendum, si supererebbe la soglia dei 300 mila abitanti e si darebbe vita a una nuova autonomia. Anche se per il presidente Aniello Cimitile per non essere «tagliati» basterebbe far rientrare nel conteggio anche i sanniti che vivono all'estero.