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Giorgio dà l'esempio e si taglia lo stipendio

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

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Giorgio Napolitano: un uomo solo al comando. Non si stanca mai di predicare il senso comune, richiama ministri e parlamentari poco sobri, tenta di evitare lo sfascio. Non è un caso che il consenso che raccoglie sia in continuo aumento. In politica i vuoti si riempiono. Sempre. E re Giorgio li riempie. Per il bene del Paese. E mentre deputati e senatori chiacchierano di tagli futuri, lui prende le forbici e si riduce lo stipendio. Un bell'esempio, non c'è che dire. Nello specifico Napolitano rinuncerà da quest'anno e fino alla scadenza del suo mandato all'adeguamento annuo della retribuzione mentre il Quirinale, grazie ai risparmi dal 2011 al 2014, restituirà al ministero dell'Economia oltre 15 milioni di euro che si aggiungono ai 56 milioni 316 mila del periodo 2006-2011. La dieta è stata rigida: blocco del turnover, soppressione del meccanismo di allineamento automatico delle retribuzioni a quelle del personale del Senato, congelamento fino al 2013 degli importi tabellari degli stipendi e delle pensioni, riduzione dei compensi per il personale comandato e distaccato e di numerose indennità, contenimento degli straordinari, riduzione delle ferie, aumento dell'orario di lavoro e riorganizzazione amministrativa interna. Napolitano guadagnerà 239.181 euro lordi l'anno. Non prende né l'indennità di senatore a vita né il vitalizio maturato in oltre 38 anni di attività parlamentare. Tra lunedì e martedì toccherà a Camera e Senato dare il via libera ai tagli. A Palazzo Madama sono previste riduzioni per 120 milioni in tre anni. Tra i principali interventi: la riduzione della dotazione ordinaria, la mancata applicazione alle retribuzioni del personale dell'incremento del 3,2%, il recepimento del contributo di perequazione del 5 e del 10% sulle pensioni più elevate degli ex dipendenti, l'applicazione dello stesso contributo ai vitalizi più elevati degli ex senatori e ulteriori riduzioni degli oneri locativi. L'effetto stimato di queste misure dovrebbe portare il Senato a risparmiare 61,3 milioni di euro che, sommati ai 58,7 milioni frutto delle decisioni assunte nei mesi scorsi, porteranno a una riduzione dei costi complessiva pari a 120 milioni di euro per il triennio 2011-2014. A Montecitorio, invece, il piano approvato dall'Ufficio di presidenza dovrebbe portare a minore uscite per le casse dello Stato di 151 milioni entro la fine della legislatura. È di circa 75 milioni il risparmio stimato dalla crescita zero della dotazione della Camera decisa da quest'anno e per tutta la legislatura dalla Presidenza. Mentre 76 milioni è la cifra della prevista restituzione di somme al bilancio dello Stato. Fra le misure sono previsti il blocco degli stipendi dei deputati, la riduzione delle spese di viaggio e dei contributi ai gruppi parlamentari, il recesso anticipato dei contratti d'affitto, la chiusura di un ristorante. Per ora tutti d'accordo con Napolitano. Per il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, «la politica deve uscire dalla propria condizione di casta, perché i cittadini sono stanchi di pagare di tasca loro i privilegi di chi siede in Parlamento». E se per il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, «quello del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sui costi della politica è un gran bel gesto che avvicina le istituzioni in un momento difficilissimo per il nostro Paese», la governatrice del Lazio Renata Polverini rivendica: «Anche il nostro Consiglio regionale per due volte ha visto diminuire le indennità dei consiglieri. Magari non lo abbiamo pubblicizzato, però qualcosa l'abbiamo fatta. Continueremo su questa strada».

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