La speculazione non si ferma

Dopo una mattinata in altalena Piazza Affari ha conquistato di nuovo la maglia nera d'Europa lasciando sul terreno un altro 1.02 per cento. A tenere banco su tutti i listini del Vecchio Continente è stata l'attesa per i risultati degli stress test europei ma anche la decisione di Standard & Poor's di mettere sotto osservazione per un possibile downgrade il rating degli Stati Uniti, con l'obiettivo di un taglio nei prossimi tre mesi in caso di mancato accordo sull'innalzamento del debito. Nell'ultima ora di scambi hanno pesato anche altre brutte notizie arrivate dagli Usa: l'indice della fiducia dei consumatori elaborato dall'università del Michigan ha rivelato un'inattesa caduta del sentiment delle famiglie: da 71 a 63.5 contro una previsione di 72.5. Un flusso di vendite generalizzato si è abbattuto anche sul mercato obbligazionario in attesa che arrivasse il verdetto da Bruxelles. A farne le spese è in particolare la Spagna, che ha visto aumentare il differenziale con la Germania sulla scadenza decennale di oltre 25 punti base mentre il titolo a 10 anni è tornato a superare la soglia del 6 per cento. Ma le vendite anche hanno colpito anche i BTp italiani: lo spread BTp/Bund attorno alle 17.30 cedeva 17 centesimi su quota 307 punti base. Il Btp 19 è inoltre salito a un rendimento del 5.74 per cento, 13 punti in più della vigilia. Sul secondario non ha esercitato alcun effetto la fiducia incassata dal governo sulla manovra da parte della Camera. Sul listino azionario si è addirittura registrato un effetto contrario con il Ftse Mib che ha accelerato al ribasso a fine giornata dopo aver toccato anche punte peggiori qualche minuto prima della chiusura. Nel listino bancario, si è registrato un andamento a due velocità: prevalenza di vendite per le banche di sistema, Unicredit e Intesa, con perdite superiori ai due punti. I titoli dei due istituti sono ormai concepiti dagli operatori come una via per scommettere su nuovi problemi per Btp e Bot. A Piazza Affari la tensione, dunque, resta alta. Il tarlo della speculazione affonda i denti nell'instabilità politica ma anche nel peggioramento del debito pubblico che a maggio, ha toccato il nuovo record di 1897.472 miliardi di euro contro i 1890.516 del mese di aprile. È quanto riporta il supplemento al Bollettino statistico sulla finanza pubblica della Banca d'Italia dove si legge anche che i primi cinque mesi del 2011 «mostrano la buona tenuta delle entrate tributarie» con una crescita nel periodo a 145.8 miliardi di euro (+5.1%) «sostanzialmente riconducibili a fattori economici e congiunturali». C'è attesa per la reazione lunedì del mercato ai risultati degli stress test diffusi ieri a Borse chiuse anche se tutti e cinque gli istituti italiani messi sotto osservazione hanno superato l'esame. In realtà una data cruciale per vedere se ci sarà un nuovo affondo della speculazione è quella del 5 agosto. Ovvero quando verrà comunicata la prima stima del Pil italiano del secondo trimestre. Se quel dato mostrerà la ricaduta in recessione dell'Italia (probabilità non bassa, visto lo striminzito più 0.1 per cento congiunturale del primo trimestre e il calo di attività economica delle ultime settimane), gli squali del mercato attaccheranno il nostro debito pubblico, approfittando anche del fatto che in quella data i volumi negoziati saranno molto bassi, e con poche munizioni. La Banca d'Italia, intanto, stima una crescita del Pil italiano dell'1% per quest'anno e dell'1.1% nel 2012. Basterà?