Di Girolamo patteggia 5 anni di reclusione

Un patteggiamento a cinque anni di reclusione, con restituzione di oltre 4 milioni di euro, tra beni mobili e immobili, quote di società. E' questa la condanna per l'ex senatore del Pdl, Nicola Paolo Di Girolamo, accusato di associazione per delinquere finalizzata all'evasione fiscale e al riciclaggio transnazionale e di scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso in relazione alla sua candidatura nella circoscrizione Europa alle politiche del 2008 nell'ambito della maxinchiesta per riciclaggio di due miliardi di euro che ha coinvolto ex dirigenti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle. La sentenza è stata emessa dal gup del tribunale di Roma, Massimo Battistini. Medesima pena, a 5 anni, è stata inflitta al manager Fabio Arigoni, che dovrà restituire quasi cinque milioni di euro, compreso un milione e 300mila dollari. Il manager, già amministratore unico della Telefox srl e della Telefox International srl, era stato latitante a Panama per oltre sette mesi ed era finito sotto inchiesta per aver trasferito o movimentato ingenti somme di denaro di provenienza illecita. Sia Di Girolamo che Arigoni sono da tempo agli arresti domiciliari.   Franco Pugliese ha avuto 4 anni e 8 mesi. Il giudice lo ha scagionato dall'accusa di scambio elettorale aggravato dal metodo mafioso mentre lo ha ritenuto responsabile dei reati di intestazione fittizia di beni (nel caso specifico si trattava di uno yacht) e di quello di minaccia per impedire l'esercizio del diritto di voto, sempre con l'aggravante del metodo mafioso. Secondo la Procura Pugliese in pratica gestiva i beni della famiglia Arena e si sarebbe attivato presso gli immigrati calabresi in Germania, e in particolare, nel distretto di Stoccarda e Francoforte, per aiutare la candidatura di Di Girolamo. L'avvocato Stefano Giorgio, difensore di Pugliese, ha espresso viva insoddisfazione "per l'esito del processo" e sottolineato: "Saranno i successivi gradi di giudizio a consentire di escludere che Pugliese abbia commesso alcun reato supportando la candidatura di Di Girolamo e intestando ad una società il leasing di un natante come fanno tutti. Il fatto più grave è costituito dalla vera e propria intimidazione che nel corso delle repliche il difensore ha subito dalla Procura, la quale ha chiesto di procedere nei suoi confronti per aver espresso dure critiche, tutte motivate e meritate, ai loro metodi che dimostrano scarsissimo rispetto dei principi di legalità, del rispetto della prova ed insofferenza per chi si pone dialetticamente in contrasto con il pm, che ritengono di essere i depositari della verità assoluta".