Primo sì all'arresto di Alfonso Papa Mercoledì il verdetto

Secondo Umberto Bossi andrà "in galera" ma la sorte di Alfonso Papa si conoscerà soltanto mercoledì prossimo: a dire l'ultima parola sulla richiesta di arresto in carcere del deputato del Pdl arrivata dai pm di Napoli sarà infatti l'Aula della Camera che, probabilmente a scrutinio segreto, voterà sul parere favorevole alla custodia cautelare espresso oggi, con i voti dell'opposizione e l'astensione della Lega, dalla Giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio. "Sarebbe un precedente gravissimo" si allarma il premier Silvio Berlusconi ma le premesse del voto di mercoledì prossimo non sono confortanti per il magistrato in aspettativa coinvolto nell'inchiesta sulla P4 che, in serata, comunica a Fabrizio Cicchitto che si autosospende dal gruppo del Pdl alla Camera. È fallito infatti l'ultimo tentativo del Pdl di bypassare il voto della Giunta, dove il voto palese avrebbe fatto venire a galla le divisioni nella maggioranza, per portare il caso direttamente davanti all'Assemblea confidando nel voto segreto generalmente garantista in questi casi: di fronte alla "impossibilità di esprimere la proposta di concessione o di diniego dell'autorizzazione" dichiarata dal relatore del caso, Francesco Paolo Sisto, in apertura di seduta, il presidente della Giunta Pierluigi Castagnetti ha chiesto se ci fosse qualcun'altro "pronto ad avanzare una proposta in merito". E prontissimo, come annunciato, era l'Idv Federico Palomba che ha proposto di dire sì alla richiesta dei magistrati partenopei. Tra le proteste del Pdl, del responsabile Elio Belcastro e del deputato del gruppo Misto Mario Pepe che hanno lasciato i lavori denunciando una "violazione del regolamento", la proposta è stata messa ai voti ed è stata approvata con 10 voti a favore (Pd, Castagnetti compreso, Idv e terzo polo) e 2 astenuti: i leghisti Luca Paolini e Fulvio Follegot. Un'astensione che smentisce le bellicose dichiarazioni di Bossi ribadite fino a qualche ora prima del voto in Giunta e che l'opposizione legge così: "O la posizione di Bossi di dire sì all'arresto è finta oppure non ha più ascendente sui suoi", osserva la democratica Marilena Samperi. Paolini si difende parlando di "astensione tecnica" ma comunque "determinante per far passare la proposta di arresto, in linea con le posizioni espresse da Umberto Bossi" che oggi ha disegnato il destino di Papa con un lapidario "in galera". In realtà il sì all'arresto sarebbe passato comunque, visto che il numero legale in Giunta è 6 e l'opposizione da sola raggiunge 10 voti.   Il Pdl punta il dito contro Castagnetti che si difende: "Non ho fatto nessuna forzatura: come sempre sono stato assolutamente rispettoso del regolamento della Giunta" che "attribuisce a me la responsabilità di arrivare a una decisione per l'Aula entro 30 giorni dalla richiesta. Oggi era l'ultimo giorno a disposizione e non potevo accettare che non venisse fatta una proposta". Un comportamento "ineccepibile" anche secondo il presidente della Camera, Gianfranco Fini. L'autosospensione di Papa è stata comunicata dallo stesso deputato in una lettera al presidente del gruppo Fabrizio Cicchitto. "Caro Presidente - scrive Papa nei confronti del quale pende una richiesta di arresto su cui la Giunta per le Autorizzazioni ha espresso oggi parere favorevole - la vicenda che mi vede coinvolto mi impone di combattere in prima persona una battaglia di verità e di giustizia al fine di vedermi restituiti onore e dignità come uomo e come cittadino. Al fine di evitare facili strumentalizzazioni che potrebbero far equivocare in ordine alla mia assoluta buona fede ed al mio fondamentale desiderio di percorrere ed affrontare tutte le fasi necessarie per vedere finalmente trionfare la verità, mi si impone una scelta sofferta ma meditata. Ti comunico pertanto che rimetto nelle Tue mani la mia appartenenza al gruppo parlamentare della camera del Popolo della Libertà, gruppo i cui valori sono profondamente radicati nella mia coscienza ma che non voglio in alcun modo possa essere utilizzato o strumentalizzato per campagne mediatiche o politiche che francamente esulano dalla mia vicenda personale che considero semplicemente un caso di mala giustizia e di persecuzione". "Resto - conclude Papa - a tua disposizione, sicuro che comprenderai questo mio gesto, che auspico essere soltanto provvisorio e che vuole essere un modo per testimoniare a Te e al gruppo che presiedi non certo un allontanamento ma solo un modo per manifestare la mia vicinanza, oltre ogni egoismo, e un gesto di sensibilità volto a garantire la serenità di tutti in questo momento così difficile per il Partito ed altrettanto drammatico per la mia persona."