Maroni rassicura tutti: "Lega-Pdl, avanti assieme"

Tanto per cominciare arriva a Mirabello puntuale come un orologio svizzero. E non è poco per Maroni nelle ore in cui sembra che il governo sia appeso a un filo. È un primo segnale in una giornata come questa. Una giornata nella quale La Russa fa a Roma la conferenza stampa per illustrare il nuovo decreto per le missioni militari all'estero e Calderoli dice che avrebbe preferito dare i soldi ai pensionati. Una giornata in cui s'apprende che Tremonti dava del «cretino» a Brunetta, Berlusconi lo rimproverava dicendo che era a conoscenza dell'articolo salva-Fininvest e il ministro dell'Economia gli restituiva il colpo con l'appellativo di «furbo». Insomma, in una giornata così, in questo paesino a due passi da Ferrara così fondamentale oltre che per la riproduzione delle zanzare anche per la storia della destra italiana (qui Almirante annunciò che il successore sarebbe stato un certo Gianfranco Fini), Maurizio Gasparri scende dalla macchina e davanti alla spianata di domande dei giornalisti mette le mani avanti: «Problemi? Quali problemi? Sono battute, normale dialettica. Il governo cade? Ma che dite. E poi io mi occupo della crisi dell'Occidente, dei nostri figli che faranno i camerieri dei cinesi». Fa caldo a Mirabello. Un caldo infernale. Ma Maroni spegne i bollori e mette in chiaro che «l'alleanza con il Pdl continuerà», che lui si augura «un Pdl più forte che rubi voti all'Udc e alla sinistra», «faccio il tifo per un Pdl in buona salute», giura che «con Angelino Alfano abbiamo lavorato benissimo già al governo visto che questo governo è quello che più di tutti ha combattuto la mafia». Dalle sue parole sembra che non esista alcuna alternativa all'asse Pdl-Lega. E anche se non lo dice chiaramente lo lascia intendere sin dalle prime parole. Al suo intervento alla festa del Pdl definizzata spiega: «L'alleanza tra Lega e Forza Italia, tra Lega e Cdl e tra Lega e Pdl è stata fattore di grande innovazione». È finita? Macché, spiega il ministro dell'Interno: «Non si è ancora esaurita la spinta». Dice di non sentirsi «insoddisfatto» di questo governo. Ricorda le diffisoltà affrontate come 11 settembre, crisi economica, terremoto. Quindi afferma: «Assumiamoci le responsabilità senza dimenticare l'obiettivo finale». È un'esortazione ad andare avanti su quell'asse che magari cambia i soggetti. Non più Berlusconi-Bossi-Tremonti ma magari Alfano-Maroni senza Tremonti. Dice il leghista più in vista: «Ci possono essere tante discussioni tra noi, ma un accordo si trova sempre». Arriva anche un critica, seppur velata, al ministro del Tesoro: la msnovrs «scontenta molti», ma in Parlamento si potrà migliorare. Insiste: «Io distinguo tra la discussione, anche vivace, che c'è spesso in Consiglio dei ministri per trovare una soluzione concordata e la polemica strumentale che serve solo a distruggersi a vicenda». Nel governo c'è «dibattito e confronto, anche acceso, che però ha portato sempre a una soluzione, abbiamo discusso animatamente ma abbiamo trovato la soluzione concordata. L'importante è il metodo, anche i contenuti, ma se c'è il metodo del confronto la coalizione funziona, per l'amor di Dio non sempre si trova la soluzione migliore», riconosce Maroni. Un concetto che gli consente di aprire sui conti pubblici: «Alla fine il giudizio sulla manovra sarà positivo: certo, chiede sacrifici per tutti ma non ci sono alternative. Berlusconi ha cercato di posticipare di due anni il pareggio di bilancio ma non è possibile farlo. È una manovra impegnativa che scontenta molti ma è una manovra seria. Questa è la differenza - rivendica Maroni - tra una classe politica seria e una di cialtroni, noi siamo persone serie. Si può certamente migliorare la manovra in Parlamento non pretendiamo sia immutabile: se ci sono contributi migliorativi siamo disponibili ma non si potrà cambiare il saldo complessivo. Io per esempio faccio la proposta di ridurre il taglio al ministero dell'Interno», dice scherzando. Il resto sono accenni polemici contro la sinitra. Dice: «Un conto è discutere, un conto è lavorare per distruggere che è tipico della sinistra come ha dimostrato quando è stata al governo». Si ferma un attimo, sbatte le mani: «C'è una mosca che mi dà fastidio, deve essere una mosca comunista». In sala si ride. C'è feeling. Maroni si fa serio: «Non sempre si trovano le soluzioni che vorremmo ma la coalizione funziona. Possiamo commettere degli errori, ma possiamo andare avanti se c'è la volontà di risolverli assieme».