«Senza manovra siamo nei guai» e, per questo, «bisogna approvarla il prima possibile» e «contemporaneamente andare avanti su una serie di provvedimenti per aiutare la crescita, tra cui la manovra fiscale».

«Abbiamochiesto contemporaneità tra rigore e crescita - sottolinea - e, in questo momento delicato in cui è in discussione il piano di salvataggio della Grecia e Moody's ha dato un avvertimento, è essenziale approvare il prima possibile la manovra da 40 miliardi che è nel piano nazionale delle riforme ed è stata approvata dal Parlamento e dalla Commissione Europea. Contemporaneamente deve andare avanti una serie di provvedimenti che possono aiutare la crescita, tra cui la manovra fiscale», spiega. «È assolutamente necessario coniugare il rigore con la crescita», concorda il ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, che assicura «un'onda di rilancio dell'azione della maggioranza e del governo». Da Marcegaglia incassa una critica: «Questo governo sul mercato e sulle liberalizzazioni non ha fatto nulla, anzi è tornato indietro». Il tema Fiat a Torino non può non essere centrale. Non ci sono i vertici del Lingotto in sala (Sergio Marchionne e John Elkann sono all'estero), ma è presente una delegazione guidata da Alfredo Altavilla, amministratore delegato di Iveco. Marcegaglia osserva che «ogni impresa si iscrive e si cancella da Confindustria in modo volontario» e, quindi, che lei non ha «nessuna intenzione di pressare la Fiat» perché resti. «Noi sposiamo le sue istanze - spiega - ma dobbiamo trovare un sistema di regole che vadano bene anche per una moltitudine di piccole imprese che, in molti casi, non hanno neanche il sindacato». L'obiettivo è un accordo interconfederale, solo eventualmente in seconda battuta sostenuto da una legge, che preveda l'esigibilità dei contratti, e su questo inizierà venerdì il confronto con i sindacati. La presidente di Confindustria torna sulla questione anche nel pomeriggio, all'assemblea degli industriali di Biella: «Siamo stufi - dice - che prevalgano le ideologie nelle contrattazioni. Mi riferisco alla Fiom che, con le sue posizioni, non fa il bene dei lavoratori e delle imprese». Come dire, dopo il colpo al cerchio, uno alla botte. Lui. Fra.