Consulta verso il sì al quesito nucleare

Il quesito sul nucleare quasi sicuramente non salterà. Con una procedura un po' anomala ieri il nuovo presidente della Consulta, appena eletto, ha mandato un segnale ben preciso, spiegando che con tutta probabilità la quarta consultazione non sarà cancellata. «Personalmente ritengo che la Corte non possa fermare il referendum - ha commentato Alfonso Quaranta – La questione sarà comunque esaminata domani mattina dalla Corte. La Corte valuterà tutti gli aspetti della questione e lo farà dopo aver sentito le parti che riterranno di illustrare le memorie depositate». Parole che fanno ben sperare i comitati promotori, Idv in testa, forti delle motivazioni rese note ieri con cui la Cassazione ha dato il via libera alla consultazione del prossimo 12 e 13 giugno. Ma che comunque non spaventano Silvio Berlusconi: «Perché dovrei temere i referendum? – ha risposto ieri sera ai giornalisti poco prima di entrare a piazza di Siena a Roma per la Festa dei Carabinieri – Sentiremo cosa pensa l'opinione pubblica e ci adegueremo». La Consulta oggi potrebbe limitarsi a una semplice presa d'atto della trasposizione del quesito oppure dichiarare il non luogo a provvedere in proposito, visto che, secondo alcune fonti, l'invio dell'ordinanza della Cassazione per una implicita richiesta di presa d'atto della riformulazione del quesito non sarebbe contemplata da alcuna norma dell'ordinamento, tenuto conto che la Corte Costituzionale si è già pronunciata in gennaio sull'ammissibilità. Nel rendere note le motivazioni della sua decisione presa a maggioranza mercoledì scorso, la Cassazione ha spiegato che il dl Omnibus convertito in legge il mese scorso non solo non metterebbe fine alla produzione di energia nucleare in Italia, ma attraverso l'articolo 5 (commi 1 e 8) di fatto si aprirebbe «nell'immediato al nucleare», con una nuova disciplina che «conserva e anzi amplia le prospettive e i modi di ricorso alle fonti nucleari di produzione energetica». Per questo, sostengono i giudici della Cassazione con una motivazione che il giudice relatore della causa, Antonio Agrò, si è rifiutato di scrivere perché in dissenso con la decisione, con le nuove norme «non si espunge il nucleare dalle scelte energetiche nuovamente disciplinate, che era e resta obiettivo della richiesta di referendum». Intanto ieri sono arrivate le prime prese di posizione «pesanti» sul referendum. Iniziando dal presidente della Repubblica che ha spiegato con poche parole come si comporterà: «Sono un elettore che fa sempre il proprio dovere». Schierati per il no al voto, invece diversi ministri. A partire da quello agli Esteri Franco Frattini: «Credo che l'appuntamento del prossimo 12 e 13 giugno tradisca lo spirito e la natura di un referendum, che dovrebbe essere, in primis, un appuntamento chiaro e di interesse pubblico in cui si affrontano i grandi temi del Paese». «La prossima tornata referendaria – è convinto Frattini – si è ora trasformata all'improvviso in un referendum pro o contro il governo e contro Berlusconi». Il ministro della salute Ferruccio Fazio invece non è sicuro di riuscire ad andare a votare. «È un bel problema – spiega – perché io sono residente a Pantelleria, spero di farcela». Ma, ha voluto sottolineare il ministro, «sicuramente se non vado a votare non lo faccio per motivi ideologici».