Il giorno dopo domani

Ci siamo. Tra 24 ore sapremo quali saranno le sorti non solo di Milano, Napoli e altre importanti città italiane, ma anche del governo e della maggioranza che nel 2008 vinse trionfalmente le elezioni. Sembra trascorso un secolo, talmente grande è il cambio di scenario rispetto all’esordio che vide l’archiviazione di Prodi e dell’Unione. Diciamo subito una cosa: il momento della caduta di Berlusconi non è ancora arrivato. Il Cavaliere probabilmente dovrà fare i conti con una sconfitta inattesa. Questo fatto in politica è normale, ma nel caso di Silvio e di Milano ci troviamo di fronte a uno spartiacque. Se la Moratti perde il ballottaggio (e se pure a Napoli dovesse andar male) il presidente del Consiglio dovrà prendere il toro per le corna e fare scelte radicali. Berlusconi quando dice che «il governo non rischia» sa benissimo di fare una fotografia parziale della realtà. E sa anche che il giorno dopo domani partirà - che lo voglia o meno - un nuovo capitolo della sua «storia italiana». I suoi avversari diranno che siamo non al «declino» ma alla «caduta». Io penso più semplicemente che Berlusconi in avrà davanti una serie di opzioni per non dico scegliere, ma certamente provare a «governare» l’imprevisto o lasciarsi logorare. Nei giorni scorsi ho cercato di spiegare come la riorganizzazione del partito sia fondamentale in questo processo, ma non bisogna dimenticare che Berlusconi ha in mano un’arma formidabile, il centro di tutto, il governo. Il premier deve cominciare a ragionare sull’economia e il peso della Lega nelle scelte di Palazzo Chigi. I giovani e le donne stanno votando a sinistra. Il Nord ha cominciato a riflettere sulla realtà delle cose predicate dal Carroccio. Servono riforme per far crescere il Pil e bisogna prendere atto che il partito di Bossi va aiutato a maturare una volta per tutte. Certo, il Senatur può staccare la spina, ma anche per lui la cambiale firmata dagli elettori non è in bianco. La credibilità è tornata ad essere il vero spartiacque del voto. Un ruolo chiave dal giorno dopo domani lo avrà Giulio Tremonti. Il futuro è anche nelle sue mani. Per succedere al Cav dovrà inventare un secondo tempo della politica economica del Cav. Se non si trova l’umiltà - da parte di tutti - per fare questo passaggio elementare, allora sul serio con Berlusconi qualche giorno dopo domani cadranno tutti.