Bagnasco: Fare di più per dare occupazione ai giovani Occorre riabilitare il lavoro contadino e artigiano

Lochiede il cardinale Angelo Bagnasco che sembra alludere alle proteste di Madrid quando parla dell'emergenza disoccupazione. «Il lavoro che manca, o è precario in maniera eccedente ogni ragionevole parametro, è motivo di angoscia per una parte cospicua delle famiglie italiane e questa angoscia - assicura a nome dei suoi confratelli - è anche nostra: sappiamo infatti che nel lavoro c'è la ragione della tranquillità delle persone, della progettualità delle famiglie, del futuro dei giovani». «Vorremmo quindi - elenca Bagnasco nella sua prolusione alla 63esima Assemblea della Cei - che niente rimanesse intentato per salvare e recuperare posti di lavoro. Vorremmo che si riabilitasse anche il lavoro manuale, contadino e artigiano. Vorremmo che gli adulti non trasmettessero ai figli atteggiamenti di sufficienza o disistima verso lavori dignitosi e tuttavia negletti o snobbati. Vorremmo che il denaro non fosse l'unica misura per giudicare un posto di lavoro. Vorremmo che i lavoratori non fossero lasciati soli e incerti rispetto ai cambiamenti necessari e alle ristrutturazioni in atto. Vorremmo che gli imprenditori si sentissero stimati e stimolati a garantire condizioni di sicurezza nell'ambiente di lavoro e a reinvestire nelle imprese i proventi delle loro attività. Vorremmo che tutti i cittadini sentissero l'onore di contribuire alle necessità dello Stato, e avvertissero come peccato l'evasione fiscale. Vorremmo che il sindacato, libero mentalmente, fosse sempre più concentrato nella difesa sagace e concreta della dignità del lavoro e di chi lo compie, o non riesce ad averne. Vorremmo che le banche avvertissero come preminente la destinazione sociale della loro impresa e di quelle che ad esse si affidano. Vorremmo - conclude Bagnasco - che scattasse da subito tra le diverse categorie un'alleanza esplicita per il lavoro che va non solo salvato, ma anche generato. Vorremmo che i giovani, in particolare, avvertissero che la comunità pensa a loro e in loro scorge fin d'ora il ponte praticabile per il futuro».