L'usato sicuro vince a Torino

Il Pd incassa la vittoria netta a Torino. Un risultato dato per scontato sia per il forte radicamento del partito nella città sia per il peso personale del candidato Piero Fassino. Questo spiega l'esito del voto con Fassino che si è posizionato al 56,7% (800 sezioni su 919) distaccando di gran lunga l'esponente del centrodestra Michele Coppola al 27,3%. Se il Pd dovesse far breccia anche a Milano si profilerebbe la creazione di un blocco del Nord in mano alla sinistra in grado di contendere spazi di consensi alla Lega. A Fassino ha giovato il gioco in tandem con il sindaco uscente Sergio Chiamparino e alcune prese di posizione in chiave riformista specie sui temi economici. A cominciare dagli interventi netti sulla strategia dell'amministratore delegato della Fiat Marchionne, spesso mettendosi in controtendenza rispetto ad altri membri del partito. La campagna elettorale focalizzata sui problemi della città che sta vivendo con difficoltà le trasformazioni in atto nella Fiat, in particolare nello stabilimento di Morafiori, ha giovato a Fassino. L'ex segretario del Pd, artefice della svolta riformista del partito, ha modulato i temi nazionali in chiave locale. La competizione con il candidato del centrodestra Michele Coppola non c'è stata sin dall'inizio ma il distacco di quasi il doppio, forse nemmeno il Pd se lo aspettava. Circondato da un tifo da stadio, nella sede del suo comitato elettorale, e più volte interrotto dagli applausi, Fassino ha parlato di «risultato straordinario che - ha detto - conferma quanto si era visto con le primarie e durante la lunga campagna elettorale». Fassino ha sottolineato che «da Milano, Torino e dalle altre città è arrivato il segnale di un radicale mutamento di scenario politico per il Pd e il centrosinistra». «Dovunque - ha sottolineato - ho registrato attenzione, simpatia, affetto e consenso. Questo risultato elettorale ben rappresenta questa identificazione della città con la mia candidatura. È un risultato di cui sento tutta la responsabilità e che mi sprona ancora di più a interpretare il ruolo di sindaco di tutta la città». Poi ha ricordato che lo scenario elettorale era caratterizzato dalla frammentazione che vedeva 12 candidati sindaco e 37 liste. Ringraziando gli elettori ha riferito che Michele Coppola lo ha chiamato per congratularsi. Un ringraziamento particolare lo ha rivolto alla moglie, Anna Serafini, che ha citato con tono commosso della voce. Il neo sindaco ha ricordato il lavoro svolto dal predecessore Sergio Chiamparino. «Nel voto - ha detto Fassino - c'è il riconoscimento di quanto Chiamparino sia stato e sia considerato dalla città un grande sindaco. C'è il riconoscimento di come la città abbia verso di lui alla fine di un decennio un giusto e doveroso sentimento di gratitudine per come ha guidato Torino e per come ha restituito ai torinesi l'orgoglio di esserlo». Fassino ha già detto che intende mettersi al lavoro subito «per definire il progetto per il futuro di Torino per il prossimo decennio». Il neosindaco di Torino ha anche dato una chiave di lettura in senso nazionale al risultato indicando in Torino ma anche in Milano, la piattaforma su cui costruire il sorpasso di Berlusconi. «Torino ha dimostrato che il centrosinistra ha una cultura riformista e una solida esperienza di governo. Siamo stati capaci di dimostrarlo a Torino, ora spero che presto lo si possa fare in Italia» ha detto Fassino sottolineando che con il risultato «anche a Milano e in totale con queste amministrative si torna a essere forti nel Nord». Chiamparino commenta così: «Dal 1993 a Torino c'è un'esperienza di centrosinistra che governa e vince, riducendo le opposizioni a un fisiologico terzo. Non è un problema di percentuali, bisogna riflettere se da una città del nord, si può costruire un'alternativa forte a una maggioranza che presenta crepe dappertutto, da Milano a Napoli». Michele Coppola ha dovuto prendere atto di un risultato che, sostiene, non era prevedibile. «In questi ultimi giorni ero convinto, sulla base di quello che vedevo, che riscontravo nei quartieri, nella città, di avere la fiducia dei torinesi per arrivare al ballottaggio. Così non è stato». E sull'ipotesi che una flessione a livello nazionale del partito di Berlusconi abbia influenzato anche l'andamento alle amministrative, Michele Coppola afferma: «Ho lavorato perchè questa campagna elettorale non si facesse condizionare dal dato nazionale, ma evidentemente, basta guardare Milano, c'è anche un segnale che va letto in quella direzione. Però lo sapevo prima quando ho accettato di correre, lo sapevo durante la campagna elettorale che quello era un dato che emergeva: certo non mi appartiene, a risultato conosciuto, cambiare idea». Molto positivo, invece il bilancio personale: «Un bilancio meraviglioso: tornassi indietro riaccetterei la candidatura, e rifarei la campagna come ho fatto, evidenziando le tante incongruenze, i tanti problemi, la distanza di tanti quartieri dal centro. È stata un'occasione per conoscere tantissimi torinesi: una ricchezza personale, che porterò con me». Infine, il futuro: «Proseguirò il mio impegno come assessore regionale alla cultura - dice Coppola - facendo tesoro dell'esperienza di questa campagna elettorale, pronto a collaborare con tutte le amministrazioni rivendicando come ho sempre fatto la ricaduta economica e occupazionale e il merito nella cultura».