Milan, voto e tribunale: Berlusconi cala il tris

Che il Cavaliere sia un maestro nell’arte di fare campagna elettorale non è certo una novità. Ma una tripletta come questa è roba da fuoriclasse. Tre colpi in tre giorni, e nel pieno rispetto delle regole che impongono ai candidati il silenzio fino alla chiusura dei seggi: ieri la grande festa rossonera a Milano con 50 mila tifosi in adorazione per lo scudetto riportato a casa dopo sette anni, oggi il voto tra i flash dei fotografi (e vuoi che non si lasci scappare qualche battuta?) al suo seggio storico di Lorenteggio, domani il gran finale davanti a Palazzo di Giustizia. Una battaglia all'ultimo voto che Berlusconi ha deciso di combattere mettendoci come sempre la faccia. Da asso pigliatutto. Perché, come ha ripetuto negli ultimi giorni, «a Milano non ci possiamo permettere di andare al ballottaggio, la partita va chiusa subito al primo turno». E c'è chi dice che da solo Silvio in campagna elettorale valga almeno il 10 per cento. Non si tratta solo di far rimanere Letizia Moratti sulla poltrona di sindaco e rispedire l'avvocato Pisapia nei salotti della sinistra in cachemire, la sfida meneghina è un test nazionale dove non ci si può nemmeno permettere di andare al ballottaggio. Proprio nella città dove corre da capolista, dove è nato, dove ha costruito l'impero mediatico e da dove sono state messe le fondamenta di quello politico. La posta in gioco è troppo alta, ed è su Milano che va calato il tris. Per saturare fino all'ultimo minuto utile la campagna elettorale e spostare i voti degli indecisi. Alla faccia di chi parla di pubblicità occulta. Lui non può non festeggiare il diciottesimo scudetto e i suoi venticinque anni di presidenza milanista, lui non può non andare a votare (è un diritto, ma soprattutto un dovere) nel seggio della scuola media Dante Alighieri dove fino a qualche anno accompagnava mamma Rosa, a due passi da casa della sorella Maria Antonietta nel quartiere periferico di Lorenteggio. Così come non gli si può certo impedire dopo il voto di andare in Duomo, per il rosario delle cinque. Altri flash dei fotografi, altre battute, altre immagini ai tg della sera. Il brand Berlusconi tira ancora al mercato della politica. La sinistra rosica, la chiesa mugugna, i fan vanno in delirio. Che si trasforma in estasi quando Silvio attacca la magistratura. Ancor meglio se dal predellino di fronte a Palazzo di Giustizia. Una scena destinata a ripetersi anche domani. Berlusconi sarà seduto davanti ai giudici della decima sezione penale di Milano, quando usciranno le prime indicazioni sull'affluenza al duello fra la Moratti e Pisapia. Il premier dovrebbe infatti essere in aula al processo Mills. Lo ha confermato uno dei suoi avvocati, Piero Longo, spiegando che il presidente del Consiglio «ci sarà». Soprattutto domani. Perché i primi instant poll usciranno solo nel pomeriggio (si vota fino alle 15) quando ormai l'udienza dovrebbe essere conclusa. Ma per il premier l'occasione è ghiotta per sfruttare l'effetto-comizio contro i pm che lo inquisiscono e tirare contemporaneamente l'ultima volata alla Moratti. Del resto ce n'é bisogno. Il sindaco uscente (per il quale tradizionalmente la campagna elettorale è più complicata), nel caso di Milano non ha il carisma politico di un leader di prima grandezza e paga una certa difficoltà a sintonizzarsi con i cittadini. Si aggiunge qualche mal di pancia della Lega che va fatto subito rientrare per non pregiudicare né il presente, perdendo qualche voto dei padani duri e puri, né il futuro evitando in caso di vittoria pericolose divisioni interne alla giunta sull'attuazione del programma. Intanto la Procura generale di Milano ha riammesso le telecamere delle televisioni e i fotografi nel Palazzo di Giustizia milanese. Potrebbe comunque decidere, come è successo nelle scorse settimane, di revocare i permessi di entrata per tv e fotografi nei giorni delle udienze a carico del premier. Ma il vero palcoscenico per Silvio non è dentro l'aula, è fuori. E lunedì, alla vigilia del verdetto sulle amministrative, il pubblico diventa elettore.