Pennacchi sponsor, il fasciocomunista presenta la lista Fli

{{IMG_SX}}E adesso fermatelo il «fasciocomunista». Lo scrittore Antonio Pennacchi arriva a Montecitorio per presentare la lista di Futuro e Libertà che sponsorizza a Latina (pur senza prenderne parte), ma dimostra subito di non aver la minima intenzione di adeguarsi al «politically correct» del Palazzo. La sua idea, la «provocazione futurista» benedetta dai finiani, è quella di mettere insieme «due dei termini più odiati dagli italiani, fascismo e comunismo, perché - il romanaccio gli scappa spesso durante le fasi calde della conferenza stampa - se c’ha una possibilità sola de ripijasse sto Paese è questa qua». Ad accompagnare lo scrittore vincitore del premio Strega ci sono tutti i vertici di Fli, ma i flash sono tutti per lui. Bocchino e compagni, visibilmente soddisfatti per quello che credono un «colpaccio» piazzato a Latina - in un primo momento sorridono alle fughe in avanti della loro star. «La situazione di Latina, abbandonata a se stessa dalla passata amministrazione, è para para quella dell'intero Paese, l'Italia è un paese in progressivo declino. E questo è il governo di Semiramide...». Pennacchi cita alcuni versi dell'«Inferno» dantesco sulla regina degli Assiri che fece della lussuria una ragione di vita e butta giù la prima battuta: «Naturalmente voi giornalisti non capite un c...o, sto a parlà di Dante e Semiramide non può essere altro che Berlusconi...», scherza. Pennacchi ne ha una per tutti: «C'è un ministro che proprio mi sta qui - dice toccandosi con la mano la gola - e ogni volta che lo vedo spengo la tivù. Si tratta di Tremonti...». È un fiume in piena. Se la prende anche con Maurizio Gasparri: «Traditori, ci dice. Eppure nella divisione dell'eredità del fascismo noi abbiamo il senso dello Stato, l'unità della Patria, lo Stato sociale, a te Gasparri rimangono le leggi razziali e le guerre perse» urla, non risparmiando un «vaffa» al capogruppo del Pdl al Senato. «Il fascismo era rubare ai ricchi per dare ai poveri - continua - oggi stare con Berlusconi vuol dire rubare ai poveri per dare ai ricchi. Uno come lui - urla - i fascisti l'avrebbero spedito al confino...». E ancora: «Paragonare Berlusconi a Mussolini è un'offesa, ma per Mussolini. È vero, anche il Duce andava a mignotte, ma poi mica le faceve ministre o deputate...». Granata se la ride. Bocchino e gli altri, (Filippo Cosignani, il "vero" candidato sindaco, compreso) invece, cominciano ad essere tesi in volto. Del resto sono mesi che ripetono che Fli «si colloca inequivocabilmente nell'area di centrodestra», che non ci sarà nessuna «ammucchiata». Pennacchi la pensa diversamente: «Non vogliono che fascisti e comunisti stiano insieme: se possono solo menà o sparà, mentre Berlusconi e soci si fanno i c..zi loro. Io - confida - sono iscritto ancora al Pd, anche se penso che a questo giro mi cacceranno, il secondo candidato nella lista di Latina ha la tessera di Rifondazione comunista nel portafogli, ma il mio sogno è che questi partiti si possano sciogliere, che se ne faccia uno nuovo. Mò basta, superiamo i vecchi schemi e recinti, guardiamo più in là». Per Bocchino è troppo, in perfetto stile «politically correct» spiega alla platea che le parole di Pennacchi delineano i contorni di un futuribile programma del terzo polo. Subito dopo, però, fa segno allo scrittore che è tardi, che può bastare. Figurati. «E no, mo' m'avete invitato e io ce sto». Già. Chissà quanto durerà.