Confessa l'autore dei manifesti. Moratti: "Si autosospenda"

Ammette che l'espressione «è molto forte» ma precisa che «non ha nessuna intenzione di autosospendersi» e che quindi resta candidato nella lista del Pdl per le prossime comunali di Milano. Non ha ideato lui la frase «via le Br dalle procure» ma Roberto Lassini è il presidente dell'associazione «Dalla parte della democrazia» che firma i manifesti affissi a Milano sui quali campeggia la frase che tante polemiche ha creato nell'ultima settimana. Dopo esser venuto allo scoperto con un'intervista a Il Giornale, Lassini ha partecipato alla convention organizzata da Letizia Moratti. Non conosce il sindaco di Milano e non è iscritto al Pdl, ma da vent'anni ha la sua attività nel capoluogo lombardo e ha chiesto di poter correre per un seggio in consiglio comunale. I manifesti affissi nei giorni scorsi in città hanno provocato però commenti negativi da parte dello stesso partito di Silvio Berlusconi. Se in mattinata il coordinatore lombardo del Pdl, Mario Mantovani, aveva spiegato che Lassini sarebbe rimasto in lista «lasciando agli elettori il giudizio», al termine della kermesse Letizia Moratti ne ha annunciato l'autosospensione: «Ho già stigmatizzato questo comportamento - ha detto il sindaco - le istituzioni vanno tutte rispettate, so che si è autosospeso». «È un grande equivoco - ha precisato Lassini - non mi sono assolutamente autosospeso e il coordinamento regionale del partito ha ribadito la mia candidatura. A parte i problemi formali e giuridici, mi sembra paradossale che per un presunto caso di reato d'opinione come è il vilipendio, il Pdl mi possa fare una richiesta del genere». La lista dei candidati è stata presentata ieri in Prefettura e il nome di Lassini ci resterà. Ma quella frase non appartiene a Lassini: «Sono il presidente dell'associazione e ci metto la faccia – ha spiegato – Non posso però pentirmi di una cosa che non ho fatto e non posso essere indagato per una vicenda di cui sono totalmente estraneo. Chi ha fatto i manifesti ha senz'altro esagerato, è un dato oggettivo, ma andiamo a rispolverare il Codice Rocco per il reato d'opinione? Non sono indagato e, da avvocato, penso non ci siano proprio i presupposti per esserlo. Certo, la frase rispecchia lo stato d'animo di un'associazione che ho creato per fare battaglie sulla giustizia ma sono lontanissimo da chi non rispetta le vittime del terrorismo». D'altronde, ricorda, la sua storia politica nasce nella Dc, e si interrompe «con dimissioni immediate» quando venne arrestato nel giugno del 1993 per presunte irregolarità nei rapporti fra un consorzio di imprese e la centrale Enel di Turbigo, piccolo centro della provincia di Milano, di cui era giovane sindaco. Accusato di tentata concussione, passò 42 giorni nel carcere di San Vittore assieme a Gabriele Cagliari. Dopo quel periodo, Lassini ricorda di aver provato «una grande nausea per la politica» ma adesso si sente «ringiovanito» e pronto ad appoggiare Berlusconi.