Anche il Belgio adesso fa muro

Pochi sbarchi, molti rimpatri, l'Unione europea che comincia a dare segni di empatia verso il Paese più esposto sul fronte dell'immigrazione. Sembrava che le nubi nere all'orizzonte sud del Mediterraneo stessero diradandosi. Tanto da spingere a dichiarazioni ottimistiche il ministro degli Interni e il presidente della Repubblica. «Anche se l'emergenza umanitaria non è finita, la fase acuta si è conclusa. L'accordo con la Tunisia sta funzionando, tutti i giorni vengono rimpatriate persone arrivate in Italia dopo il 5 aprile, stiamo potenziando il sistema di controllo e pattugliamento delle coste», ha detto ieri Roberto Maroni. «Da Praga Giorgio Napolitano ha fatto sapere che le ragioni delle richieste di cooperazione dell'Italia stanno iniziando a incontrare una più attenta considerazione in sede Ue. Un ottimismo bilaterale che, però, si scontra con le previsioni dei servizi segreti e con le dichiarazioni provenienti da Francia, Belgio, Germania e Inghilterra. Se, infatti, il capo dell'Aisi mette in guardia sulla difficoltà della polizia tunisina di bloccare gli scafisti e annuncia un nuovo, massiccio flusso di profughi dalla Libia, parte del Vecchio Continente si prepara a fare muro contro i migranti che vengono dall'Italia. Nel corso di un'audizione al Copasir, il direttore dell'Aisi ha spiegato che, dopo l'ondata dalla Tunisia, c'è il concreto rischio di un'impennata della partenze dalla Libia. Il regime di Gheddafi, ha sottolineato il generale Giorgio Piccirillo, non ha più interesse, né è in grado, di bloccare il traffico di esseri umani verso le nostre coste. E la caduta di Ben Alì ha portato in Tunisia al quasi totale smantellamento della polizia. Dunque, risulta difficile fermare le attività degli scafisti che si arricchiscono sfruttando i migliaia di giovani che vogliono fuggire dalla povertà. E il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani ha rincarato la dose: sono «oltre 100.000 i rifugiati politici che possono cercare di lasciare la Libia», ha avvertito. Per quanto riguarda le speranze di Napolitano (a dir la verità espresse subito dopo un confortante colloquio con il premier Ceko Necas e dopo le parole potitive del suo omologo ungherese nei confronti del Cavaliere e di Maroni), all'elenco dei Paesi «egoisti» si è aggiunto anche il Belgio. Il segretario di Stato per le politiche migratorie Melchior Wathelet ha messo in guardia l'Italia, colpevole di aver regolarizzato «22 mila tunisini arrivati sul suo territorio», autorizzandoli così «alla libera circolazione» nell'area Schengen e ha annunciato che tali decisioni potrebbero «minacciare l'integrità dello spazio» regolato dall'accordo. Quindi il Belgio «reintrodurrà rapidamente i controlli alle frontiere». In Germania, l'alto esponente cristiano-democratico Guenter Krings ha accusato il governo tricolore di usare «metodi mafiosi» e «ricattatori» per raggiungere i propri obiettivi. La Francia, per bocca del suo primo ministro, ha ribadito l'atteggiamento di chiusura verso i migranti che arrivano dalla Penisola. Il loro destino, ha detto Francois Fillon, «non è quello di essere ripartiti fra i vari Paesi europei, ma quello di tornare nei Paesi d'origine», perché «non c'è nessuna regola che preveda l'accoglienza e la libera circolazione dei migranti economici clandestini». Dopo aver, quindi, smentito le asicurazioni di Berlusconi e Maroni, Fillon ha ricordato che la Francia «è il secondo Paese al mondo dopo gli Stati Uniti« per numero di richieste di asilo accolte: «Sono più di 50.000 e in Italia sono 10.000», ha concluso, augurandosi che l'agenzia europea Frontex provveda a riportare in Tunisia gli immigrati, piuttosto che farli sbarcare a Lampedusa, come fa ora. Facendo riferimento al prossimo vertice franco-italiano del 26 aprile, Fillon ha aggiunto che i due Paesi metterranno in campo «mezzi più efficaci per i pattugliamenti di Frontex» al largo delle coste mediterranee». Il primo ministro inglese David Cameron, infine, dopo aver archiviato il «multiculturalismo di Stato» ha chiuso le porte all'immigrazione di massa e si è prefisso di tagliare i numeri degli immigrati in Gran Bretagna da centinaia di migliaia a decine di migliaia, privilegiando chi parla la lingua. Per concludere, il presidente della Conferenza delle Regioni vasco Errani batte cassa al Governo: «Chiederemo maggiore chiarezza - ha spiegato - sul fatto che sia a carico dello Stato sia l'accoglienza dei profughi che dei clandestini». Insomma, non sembra un quadro che possa ispirare ottimismo.