Napolitano: percorso comune con l'Europa

Èsoddisfatto, il presidente della Repubblica. L'intesa sottoscritta a Palazzo Chigi è «il segnale di coesione di tutte le componenti istituzionali». Ma ora l'accordo «si confermi e si consolidi attraverso comportamenti coerenti e solidali sia sul piano nazionale sia, dovunque, al livello regionale e al livello locale». Il capo dello Stato ha ricevuto ieri pomeriggio al Quirinale il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il presidente della Conferenza dei presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, Vasco Errani, il presidente dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani, Sergio Chiamparino e in rappresentanza dell'Unione delle Province d'Italia, Fabio Melilli. A Giorgio Napolitano è stata illustrata l'intesa raggiunta per quel che riguarda il modo di affrontare i problemi posti dal recente forte afflusso di immigrati provenienti dalla Tunisia e dai primi arrivi di profughi provenienti dalla Libia. Il capo dello Stato ha espresso «vivo apprezzamento per la collaborazione data e gli impegni responsabilmente assunti dai rappresentanti delle Regioni e degli Enti locali a conclusione di approfondite e proficue discussioni con i rappresentanti del governo». Fermo restando che «acquistano essenziale importanza sia l'attuazione dell'accordo bilaterale raggiunto con la Tunisia sia, e ancor più, la definizione di orientamenti comuni in sede europea» , il presidente della Repubblica ha auspicato che «il segnale di coesione di tutte le componenti istituzionali offerto con l'intesa sottoscritta a Palazzo Chigi si confermi e si consolidi attraverso comportamenti coerenti e solidali sia sul piano nazionale sia, dovunque, al livello regionale e al livello locale». Sulla vicenda degli sbarchi è di vitale importanza anche «a definizione di orientamenti comuni in sede europea», un appunto che fa riferimento all'atteggiamento poco collaborativo della Francia di fronte all'emergenza immigrazione e alle polemiche sulla distribuzione in Europa dei profughi fuggiti dalla guerra in Libia.