L'altra Milano: "In mutande ma vivi"

Altro che noiosi monologhi alla Saviano, o tredicenni che si improvvisano capopopolo in una fredda serata della Milano anti-Cav e che dicono per la prima volta cose che altri non fanno che ripetere da vent'anni. Oggi va in scena un'altra Milano. Quella di Giuliano Ferrara. «Non voglio darla vinta a quelli del PalaSharp, la loro è una crociata giacobina e puritana», spiega il direttore de Il Foglio invitando tutti a partecipare alla manifestazione che si terrà oggi al Teatro del Verme. «Mi sono chiesto - continua - se esiste un pezzettino d'Italia indisponibile a darla vinta ai puritani del PalaSharp... avevo immaginato di riunire un po' di berlusconiani di buona volontà in un teatro milanese». Detto, fatto. La scenografia è già pronta: essenziale, ma spettacolare. Sul palco ci saranno tre fili da bucato a cui saranno appese 150 mutandine colorate per dare forza allo slogan scelto per la manifestazione: «Siamo in mutande, ma vivi». Tutti pronti a difendere il Cav, insomma. «Dicono che il presidente del Consiglio si comporta male - fa notare il direttore del Foglio - e magari non si è comportato meravigliosamente bene in parecchie occasioni. Ma è questo il problema? Noi siamo convinti di no. Il problema è che vogliono mettergli le mani addosso per chiarissime, misere ragioni politiche».   A dare forza ed energia a Ferrara, la convinzione di sempre: «Crediamo che il partito dei pm, di coloro che spiano dal buco della serratura, delle pornogallery, delle intercettazioni selvagge, dello squallido spionaggio ad personam, il partito di questi talebani virtuosi "is unfit to lead", sia inadatto a governare l'Italia, esattamente come scrisse "l'Economist" di Berlusconi». Il direttore de Il Foglio ha raccolto già molti consensi. La vicepresidente del Pdl alla Camera, Barbara Saltamartini, e il consigliere regionale del Lazio, Isabella Rauti, hanno già fatto sapere che saranno della partita. Paolo Liguori, direttore di TgCom, ha accettato pubblicamente l'invito di Ferrara rispondendogli per le rime in un videomessaggio. «Ci sarò anch'io e porterò le mie mutande», ha spiegato sventolando i suoi «boxer puliti» a righine azzurre scelti per l'occasione. C'è poi chi, vedi i finiani di Farefuturo, non si smentisce mai. In un corsivo dal titolo «Caro Ferrara, rimettiamoci i pantaloni», la fondazione vicina al presidente della Camera rivolge alcune domande al direttore del Foglio, in perfetto stile D'Avanzo. Si parte con: «Per quale motivo dovremmo eternamente accontentarci di un premier che ha deciso di anteporre le sue manie alla sua funzione di governo, alla sua dignità, alla sua rispettabilità?».   E ancora: «Direttore, si è accorto che il governo non ha una guida da molti mesi? Che il suo appello, poi fatto proprio da Berlusconi, per "la più grande frustata all'economia che la storia d'Italia ricordi" si è ridotto a un provvedimento-tampone dagli incerti esiti? C'entra qualcosa, con questa paralisi, il fatto che il premier da molti mesi abbia ben altre ossessioni che il governo?». Ma qualcuno gli ha spiegato che la manifestazione adatta a loro era quella del PalaSharp?