Silvio prepara la guerra Stop alle intercettazioni

È la giornata del lungo sfogo. Uno sfogo lungo un giorno. Proprio mentre la Procura di Milano consegna le carte con cui chiede il giudizio immediato per il premier, lui, il Cavaliere, parte all'attacco. Sbotta, si dimena come un leone inferocito. Si ribella, sperava in fin dei conti che il processo sarebbe stato chiesto subito solo per la concussione e non anche per la prostituzione minorile. Al contrario, i pm vanno avanti con tutti e due i reati. Non solo, ma adesso le accuse piovono da tutte le parti. Anche da Napoli arrivano le intercettazioni di Sara Tommasi (una che secondo Lele Mora doveva essere subito ricoverata al San Raffaele, reparto psichiatria) che tirano in ballo pure Marina Berlusconi senza alcun titolo. E anche il fratello Paolo. Insomma, si fa prima a contare quelli più stretti del mondo del Cavaliere che ancora non sono stati chiamati in causa per qualche reato, accusati di qualcosa, in qualche intercettazione telefonica anche se del tutto estranei. Ecco perché, quando a sera riunisce lo stato maggiore del Pdl, il premier fa capire che non c'è più tempo da perdere. È ora di agire. Di mettere mano alla riforma della giustizia. Chi sbaglia deve pagare. Parla di indecenza, della barbarie delle registrazioni telefoniche spiattellate sui giornali. E non si può dire che in pubblico abbia usato parole diverse da quelle che, riferiscono, ha pronunciato in privato. Prima dello sfogo con i suoi fedelissimi, in mattinata e nel pieno della conferenza stampa sulle novità economiche, aveva attaccato: «Sono dei processi farsa, accuse infondatissime. Queste pratiche violano la legge, vanno contro il Parlamento, la procura di Milano non ha competenza territoriale né funzionale». Aveva spiegato come a suo giudizio l'accusa di concussione non ci sia, sia «risibile», e ribadiva di essere intervenuto «perché preoccupato di un incidente diplomatico internazionale». «Sono cose pretestuose - aveva aggiunto -, che hanno portato fango all'Italia». Poi il gesto di stizza: «Una vergogna, uno schifo. Alla fine nessuno pagherà - aveva detto -, alla fine come al solito pagherà lo Stato». «Farò una causa allo Stato visto che non c'è responsabilità dei giudici», aveva annunciato perché le indagini dei pm meneghini «hanno solo una finalità di disinformazione mediatica. Io non sono preoccupato per me, sono un ricco signore che può passare la sua vita a fare ospedali per i bambini del mondo...». E si era lasciato scappare un altro annuncio: il governo farà qualcosa per introdurre «una responsabilità dei magistrati». Un riferimento alla battaglia che condussero i Radicali negli anni Ottanta. E oggi che si riparla di Pannella al governo proprio per la Giustizia, torna alla ribalta. La linea che scaturisce dal vertice serale è netta: bisogna reagire. Gira anche voce che possa scattare una denuncia per attentato agli organi costituzionali: in pratica una denuncia per golpe. Berlusconi fa sapere che si recherà oggi al Colle per sottoporre al Capo dello Stato un decreto legge per fermare le intercettazioni telefoniche. Non sarà un incontro tra i due, ma si vedranno nell'ambito delle celebrazioni della Giornata del Ricordo. In quell'occasione il premier potrebbe avere un breve colloquio informale con Napolitano. Che cosa gli dirà? Di sicuro molto è stato anticipato in una nota che il Pdl ha diffuso ieri sera: si bolla il comportamento della procura di Milano ormai trasformatosi da «ordine giudiziario» in «ordine autonomo in potere irresponsabile». Per il Pdl, «a Milano si sta consumando un caso gravissimo di uso politico della giustizia in un Paese come l'Italia che pure negli ultimi 17 anni aveva conosciuto numerosi tentativi della magistratura militante di sovvertire il verdetto democratico». Si parla di «giurisprudenza creativa» e si accusa «il bombardamento mediatico compiuto attraverso la diffusione illegale, arbitraria e rateizzata» che viola la riservatezza. Insomma, una dichiarazione di guerra.