L'Idv sblocca il Copasir. Contro il Cav

Disposti a tutto pur di «braccare» Silvio Berlusconi. I dipietristi sono fatti così. È una questione congenita, sembrano avercelo nel dna. L'ultima occasione per dimostrare il loro antiberlusconismo militante i rappresentanti dell'Idv la hanno avuta grazie al Copasir. Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica era stato «bloccato» giovedì dal presidente Massimo D'Alema dopo la decisione di Pdl e Lega di disertare le riunioni fino a quando non fosse stato riequilibrato il rapporto tra maggioranza e opposizione (a favore di quest'ultima per 6 rappresentanti a 4, dopo il passaggio all'opposizione del finiano Briguglio). La «paralisi» del Copasir avrebbe, di fatto, sospeso fino a data da destinarsi l'audizione del sottosegretario Gianni Letta sul «caso Ruby» e allontanato ancora di più la possibilità che il Cav, convocato più e più volte da il "leader maximo", riferisse davanti al Comitato sulla sua sicurezza. È a questo punto che entra in scena l'Idv. Il partito di Di Pietro rinuncia con prontezza al suo rappresentante del Copasir al Senato, Giuseppe Caforio pur di - così dicono - ristabilire gli equilibri e andare avanti. «Non abbiamo esitato a fare un passo indietro - spiegano i capigruppo di Senato e Camera, Felice Belisario e Massimo Donadi - perché noi che rispettiamo le Istituzioni, vogliamo che esse funzionino al meglio, specie in un settore dello Stato di importanza assai delicata». Già. Poi, però aggiungono: «Intendiamo anche smascherare chi vuole paralizzare il Copasir per evidenti scopi di parte». Appunto. Motivazioni "politiche" a parte, le dimissioni di Caforio hanno innescato una serie di movimenti che dovrebbero portare al ripristino della parità. Alle dimissioni del senatore Idv, infatti, sono seguite quelle del finiano Carmelo Briguglio e al loro posto dovrebbero entrare rispettivamente, Pasquale Viespoli (Fli) e Pietro Laffranco (Pdl). Le "new entry" saranno formalizzate probabilmente lunedì dai presidenti delle Camere. In questo modo il rapporto tra maggioranza ed opposizione all'interno dell'organismo - alterato con il passaggio di Fli all'opposizione - torna ad essere cinque a cinque. Gli esponenti di Pdl e Lega dovrebbero quindi scendere dall«Aventino» e consentire al Comitato di riprendere i lavori. Tutto bene, dunque? Niente affatto. La maggioranza, infatti, non ha gradito l'operato di D'Alema. «Il fatto che il presidente - ha detto Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato e componente del Copasir - anziché richiamare le opposizioni a un atto di inevitabile responsabilità, abbia preferito evocare "forzature" e "giochi di ritorsioni" da parte della maggioranza, getta un'ombra grave sulla sua imparzialità, della quale, la maggioranza non potrà non tener conto». Gli fa eco il capogruppo Maurizio Gasparri: «L'arroganza di D'Alema e la irresponsabilità di altri - ha riferito - ha raggiunto livelli incredibili ed è veramente desolante che per ripristinare il diritto si sia dovuta elevare una formale protesta. Sono molto preoccupato per quanto è avvenuto. E credo che quanto ha detto e fatto D'Alema dimostri come sia poco adatto a svolgere una funzione che richiederebbe ben altra saggezza ed equilibrio. Ma so bene - è l'avvertimento - perché D'Alema ha voluto ottenere la presidenza del Copasir. E anche di questo prima o poi si dovrà parlare con chiarezza». La risposta è arrivata da Ettore Rosato (Pd), membro dl Copasir, che ha definito «gravissimo l'attacco personale a D'Alema che si è distinto per una gestione al di sopra delle parti. Occorre poi - ha proseguito - anche la volontà politica di salvaguardare il ruolo istituzionale di questo organismo». Lo scontro, insomma, anche dentro il Copasir, continua.