Bufera su Berlusconi

Il «caso Ruby» sembra pesare come un macigno sulle sorti dell'esecutivo, ma Silvio Berlusconi sceglie la via dell'ironia. Il premier arriva alla Fiera di Milano per l'inaugurazione del salone del ciclo e motociclo e parte subito con una battuta: «Ho un problemino - dice - Avrei da sistemare qualcuno in uno di questi stand, una certa Ruby», scherza. Sulla vicenda della ragazza marocchina, lui non ha dubbi: «Finirà tutto in una tempesta di carta». Ad innescarla - ribadisce - è stata la stampa. Da qui il secco invito alla platea: «Non leggete i giornali, perché vi imbrogliano». Poi - nel tentativo di raccontare a tutti il suo modo di essere - uno scivolone. Di quelli che aizzano l'opposizione e imbarazzano gli alleati: «Sono fatto così da sempre, qualche volta mi capita di guardare in faccia una bella ragazza, ma è meglio essere appassionato di belle ragazze che gay». Messo da parte l'affaire Ruby Berlusconi torna ad attaccare la magistratura e rilancia sul tema delle intercettazioni. Un tema, dice, che «è nel cuore degli italiani, abbiamo dei sondaggi che lo dicono». La riforma della legge, aggiunge, si baserà su tre punti: «L'utilizzo di questo strumento dovrà essere limitato al terrorismo internazionale, alle organizzazioni criminali, alla pedofilia e agli omicidi; le intercettazioni non potranno essere prodotte come prove né dalla accusa né dalla difesa; chi pubblicherà il testo di intercettazioni dovrà subire un fermo del suo media da 3 a 30 giorni», spiega. Il Cav difende con forza l'operato dell'esecutivo e riferendosi alle fibrillazioni nella maggioranza assicura che il governo completerà la legislatura: «Degli attacchi che arrivano da parte di giornali ed editorialisti sul governo che non ha le idee chiare e non otterrebbe risultati - dice - la realtà è che anche in quest'ultimo vertice europeo a Bruxelles abbiamo fatto un mare di gol», assicura. Le reazioni del mondo politico alle parole del premier arrivano immediate, e si soffermano sulla frase omofoba. Anche gli esponenti più vicini al Cav sono chiamati a intervenire. Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità, sottolinea che si è trattato di una battuta, ma aggiunge che «per non oscurare il lavoro fatto dal governo sarebbe opportuno che ciascuno di noi si astenesse dal fare battute». All'opposizione non sembra vero: c'è qualcosa di nuovo per cui scandalizzarsi. Duro Pier Luigi Bersani: «Da un punto di vista morale - dice il segretario del Pd - Berlusconi porta il Paese a una regressione paurosa. La donna è il dopolavoro del maschio, gli omosessuali sono da disprezzare e sui minori si ragiona così: li salvo dalla polizia per salvare me stesso, dopo li rimetto sulla strada». «Il posto ideale per Berlusconi non è certo palazzo Chigi ma una bettola di periferia», attacca Antonio Di Pietro.   «Oggi - aggiunge il leader dell'Idv- abbiamo avuto l'ennesima prova dell'inadeguatezza del signor Silvio Berlusconi a ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio». Nichi Vendola sceglie un video messaggio per rispondere al premier: «Caro Presidente Berlusconi, il tempo delle barzellette è finito. Non perché noi di sinistra non sappiamo ridere, ma perché il tuo umorismo, il tuo avanspettacolo continuo, il tuo teatro della virilità, mettono tristezza, sembrano i titoli di coda di un film finito male, vengono percepiti come comportamenti insieme smodati e patetici. Le tue barzellette - prosegue il leader di Sel - non possono far ridere un Paese che è stremato, impoverito, spaventato, precarizzato, abbandonato». Sulla battuta contro gli omosessuali il tono si fa ancora più duro: «In quanto i gay -spiega Vendola - se un tuo figlio, un tuo amico, un tuo ministro lo fosse e non avesse il coraggio di confessartelo pensa a quanta gratuita sofferenza gli staresti infliggendo». Sdegnata anche la risposta degli omosessuali, che accusano il premier di omofobia. L'Arcigay definisce Berlusconi «maschilista e volgare» e chiede le sue scuse. I Radicali organizzano subito un sit in di protesta nel pomeriggio di fronte a palazzo Chigi. E anche gli alleati-antagonisti di Futuro e Libertà non risparmiano critiche al capo del governo. Gli unici a non «approfittare» dello scivolone, sono gli alleati leghisti. Berlusconi in serata incontra Umberto Bossi e una delegazione del Carroccio. Il Senatùr, a riunione conclusa, mostra il pugno chiuso in segno di forza. Nonostante tutto.