L'ultima dei pm: Mori mafioso

«Me lo aspettavo». La voce è sempre ferma. Il tono tranquillo, ma qualcosa nelle parole lascia trapelare il disagio del generale Mario Mori, ex comandante del Ros, alla notizia di essere stato indagato per «concorso esterno in associazione mafiosa». L'inchiesta è quella sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. Mori è indagato dai magistrati palermitani insieme a Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito, tra i protagonisti della presunta trattativa. Anche il figlio del politico corleonese è indagato per concorso in associazione mafiosa. Sotto inchiesta anche i boss Totò Riina, Antonino Cinà e Bernardo Provenzano che rispondono del reato di attentato a corpo politico dello Stato. Stessa accusa per l'ex braccio destro di Mori, l'ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno. Le nuove accuse al generale Mori, già sotto processo per favoreggiamento aggravato alla mafia, porterà una modifica del capo d'imputazione nel dibattimento in corso. Si aggrava, dunque, la posizione dell'alto ufficiale. «Ormai è una normalità che nelle procedure giudiziarie di questo Paese - dice il generale Mori - prima della notifica alla persona indagata venga data notizia alla stampa. Cosa vuole che le dica? Quello che provo lo tengo per me non vorrei dispiacere a qualcuno con le mie parole». Amarezza? Il generale che ha affrontato le Brigate Rosse, stretto le manette a Barbara Balzerani e arrestato decine di criminali, tra tutti anche il capo dei capi di Cosa Nostra, Totò Riina, è stato capo dei servizi segreti, preferisce glissare. «Continuo ad andare avanti e a fare il mio dovere. Come ho sempre fatto», dice. Ha ancora fiducia nella magistratura? «Sempre. Ci mancherebbe». L'uomo di Stato, ufficiale dell'Arma resta «fedele» alle Istituzioni anche quando queste, come una malattia autoimmune, colpiscono i propri servitori più devoti. In questi giorni si decide anche la sorte giudiziaria di un altro cacciatore di criminali, il capo del Ros generale Giampaolo Ganzer sotto processo per traffico di droga. Una magistratura scatenata contro chi è in prima linea a difendere i cittadini e far rispettare la legge. È quello che pensa Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, a commento della notizia del generale Mori indagato per concorso esterno alla mafia. «Un Paese che giorno dopo giorno vede macchiato l'onore delle più alte istituzioni, annichiliti i simboli più rispettati della propria storia, accusate dei misfatti più odiosi le personalità più coraggiose e coerenti, costruisce semplicemente la propria rovina», è l'amara considerazione del ministro dei Beni culturali. Preoccupato per la deriva giudiziaria è Nucara preoccupato per i tempi della giustiza che può decidere su accuse così gravi tra 10-15 anni. Ieri Ciancimino jr è stato interrogato dai pm di Caltanissetta. I pm della Dda di Palermo hanno depositato nuovi verbali nel processo a carico del generale Mario Mori, imputato per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per la mancata cattura del boss mafioso Bernardo Provenzano insieme con il colonnello Mauro Obinu. In particolare, i pm Antonio Ingroia e Antonino Di Matteo hanno depositato verbali con le dichiarazioni, tra gli altri, del generale Francesco Delfino e del generale Giuseppe Tavormina, sui «punti divergenti» dopo le dichiarazioni rese dall'ex ministro della Giustizia Claudio Martelli sulla cosiddetta trattativa tra Stato e Cosa nostra. Sentiti anche due sottufficiali dei carabinieri che hanno parlato della perquisizione nell'abitazione estiva di Massimo Ciancimino durante la quale, come dice lo stesso Ciancimino junior, non sarebbe stata aperta la cassaforte contenente il «papello» con le richieste del boss mafioso Totò Riina.