E i finiani preferiscono rimanere neutrali

La magistratura torna ad indagare sul premier e il dibattito politico si infiamma. Per il Pdl è la dimostrazione dell'esistenza di una «giustizia ad orologeria» che rappresenta un «grande problema per la democrazia». E dalla parti di Palazzo Grazioli si teme che si tratti solo dell'antipasto di un'escalation giudiziaria che potrebbe proseguire nei prossimi mesi. Forse per questo il premier ha deciso di freanre un po' sui tempi della riforma della Giustizia. Giovedì sera il Cavaliere ne ha parlato con il Guardasigilli Angelino Alfano a Villa La Certosa e, insieme, hanno deciso di rinviare l'esame del testo di una settimana (non il 22, ma il 29). Anche se c'è chi giura che il rinvio potrebbe essere più lungo. Alfano assicura che nulla cambia e che «Quando saremo pronti la porteremo in Consiglio dei ministri, sarà questa o l'altra settimana, poco importa». Ma l'impressione è che l'esecutivo voglia evitare scontri sanguinari. Anzitutti con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Giovedì sera, prima delle riunione in Sardegna, il Guardasigilli era salito al Quirinale ed è probabile che il presidente della Repubblica abbia fatto delle osservazioni che hanno reso necessario un supplemento di indagine. Ma non va dimenticata la componente finiana. Il terreno della Giustizia è sicuramente uno dei più delicati su cui gestire il rapporto con Gianfranco Fini e i suoi. Possile quindi che il premier, temendo imboscate, abbia deciso di cercare un accordo con Fli. Intanto Futuro e libertà per l'Italia, commentando le vicende giudiziarie del premier, pur schierandosi apertamente dalla parte dei magistrati, evitano attacchi frontali al Cavaliere. Per i capigruppo di Fli Italo Bocchino e Pasquale Viespoli, infatti, l'iscrizione nel registro degli indagati del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi da parte della Procura di Roma «non cambia nulla nel quadro politico».   «Non cambia assolutamente niente - spiega Viespoli - il premier avrà modo di dimostrare l'estraneità alle cose che gli vengono contestate. Non c'è nessun riverbero sulla vicenda politica. Si tratta - ha aggiunto il capogruppo dei senatori di Fli - di un intervento legittimo della magistratura per una vicenda che risale al 2000-2003 e l'imprenditore Berlusconi. Non credo possa avere una influenza a circa un decennio di distanza sulla vicenda politica e, per di più, in un momento in cui la stabilità di governo è un valore». Una posizione che trova d'accordo anche Bocchino. Tanto che, quando un giornalista gli chiede un commento sull'ipotesi che il premier decida di non presentarsi alla procura di Roma, il capogruppo di Fli alla Camera risponde: «È una scelta di Berlusconi e dei suoi avvocati che non ha nulla a che vedere con la politica. Quindi non dobbiamo giudicarla».