L'autunno caldo e scorretto

Tira una brutta aria e se mettiamo insieme alcuni fatti di cronaca e gli diamo una cornice, il quadro che appare davanti ai nostri occhi è preoccupante. Domani la Fiom manifesterà in piazza San Giovanni a Roma. Da tempo la strategia dei metalmeccanici della Cgil è uscita dall’orbita della segreteria per tracciare una propria rotta. Eccentrica. La Fiom è una enclave del sindacalismo duro. Teorizza la contrapposizione totale ed è contro gli accordi separati firmati da Cisl e Uil. La Fiom spacca il sindacato in buoni e cattivi. La Fiom si oppone radicalmente a Sergio Marchionne, alla sua visione della Fiat e delle relazioni sindacali, al governo e al ministro del Lavoro Maurizio Sacconi reo di sognare un sindacato riformista.   La Fiom oggi è la punta di diamante della contestazione sociale. È quel che non è più la sinistra, è un cingolato del Novecento che si muove nel Terzo Millennio e riscuote la curiosità di chi non sa leggere il presente, non ha idea del futuro ma sogna di tornare al clangore d’acciaio del passato. Ecco perché la manifestazione dei metalmeccanici di domani sarà quella dove si salderanno tutti gli antagonismi italiani (e secondo il ministro dell’Interno Maroni anche quelli esteri) di cui la Fiom è diventata il totem. Simbolo da venerare, icona della rinnovata lotta, la frontiera che mancava agli utopisti in servizio permanente effettivo dello scontro sociale.    Politica. Fabbrica. Sindacato. Università. Centri sociali. Sono questi gli ingredienti che bollono nel pentolone italiano. La tensione è palpabile. E chi sottovaluta quel che sta accadendo rischia di compiere un grave errore. Come negli anni Settanta, non esistono "cani sciolti", ma movimenti e organizzazioni che fanno politica fuori dal parlamento, fuori dalle regole dei partiti, "nel bosco" e nel sottobosco. La sede della Cisl del quartiere romano della Garbatella qualche giorno fa è stata imbrattata di vernice nera, la targa divelta e sul muro una scritta: "Meglio un uovo oggi che senza diritti domani". Qualcuno riesce perfino a riderci sopra e lancia scherzi su Facebook annunciando frittate murali che non esistono. Ma non facevano ridere nessuno le uova lanciate il primo ottobre scorso a Treviglio e a Livorno contro la Cisl durante una manifestazione della Fiom. "Servi del padrone" urlavano i manifestanti contro gli altri sindacalisti "colpevoli" di aver firmato l’accordo separato con Federmeccanica. È la differenza che passa tra chi rovescia tavoli e chi li apparecchia per salvare posti di lavoro. C’è un pentolone mefitico che bolle da settimane. Episodi sparsi, qua e là, che insieme sono un mosaico chiaro. Chi non lo vede, o peggio sottovaluta, sta commettendo un grave errore. I precedenti sono davanti agli occhi di tutti. Il 9 settembre scorso Raffaele Bonanni va a Torino, deve parlare alla Festa del Pd. Il suo discorso comincia con i fischi e finisce in fumo. Sul suo intervento s’abbatte un fumogeno lanciato dalla mano di Rubina Affronte, 24 anni, militante dei centri sociali, figlia di un magistrato. Non viene arrestata, più di qualcuno la giustifica, altri fanno spallucce e sbuffano: "Cose che capitano". Certo, ma non in un Paese normale. Qualche giorno dopo sui muri della sede della Cisl a Torino compare questa scritta sinistra: "Dieci, cento mille fumogeni". Il sei ottobre i muri della sede romana di via Po del sindacato si sporcano di uova e vernice. La procura di Roma indaga per minacce e danneggiamento. Raffaele Bonanni è sotto tiro. Lui affronta la situazione di petto e organizza una manifestazione sul fisco insieme con la Uil che in piazza del Popolo a Roma scandisce uno slogan: "Dieci, cento, mille Pomigliano". Politica. Fabbrica. Sindacato. Università. Centri sociali. Edizione riveduta (e scorretta) dell’autunno caldo. Il segretario della Cgil Guglielmo Epifani ha capito che è in corso un’escalation del conflitto e, dopo l’ennesimo episodio negativo, si è subito precipitato a dire: "No alle violenze, anche verbali". Giri l’invito ai compagni metalmeccanici. Credo che la Cgil abbia sottovalutato il percorso autonomo della Fiom, abbia preferito "lasciar fare" alle tute blu. E poi vediamo che succede. Era davvero necessario arrivare a questo punto? Noi tutti speriamo che non accada nulla, ma il problema culturale, quello di una contrapposizione totale, resta sul tavolo di chi osserva la storia italiana nel suo farsi e disfarsi. Cominciò così anche negli anni Settanta. Un tempo il nemico era il Capitale, oggi è il Cavaliere, accompagnato nel giochino di spariamo al pupazzo dalla sagoma di Sergio Marchionne, new entry della sinistra classifica del Nemico da Abbattere. Attenti, perché c’è anche un antagonismo che gira a mano armata. Politica. Fabbrica. Sindacato. Università. Centri sociali. E un Paese che ancora una volta non vede, non sente e non parla.