Il Pdl si rinnova. Il Pd resta il solito

Caro,vecchio, Pd. Nato con l'indole dell'autodistruzione, impegnato - giorno dopo giorno, battaglia dopo battaglia - esclusivamente a resistervi, politicamente fermo. Il paradosso è evidente: esiste un partito - il Pdl - che dal 2008 (ovvero da quando è nato) ha vinto tutte le elezioni (politiche, regionali o provinciali che fossero) e nei sondaggi rimane quello che più di tutti gli altri raccoglie consenso degli elettori. Bè questo partito, stando a quanto dice il suo stesso leader, ha fatto alcuni gravi «errori» e va rilanciato. Silvio Berlusconi ha strigliato i suoi e corretto la rotta: via alla riconquista del territorio, avanti tutta con i gazebo nelle piazze, i «team della libertà», l'elezione diretta dei coordinatori provinciali e l'indicazione di quelli regionali attraverso un voto ponderato da parte degli eletti. Questo il piano. Esiste poi il principale partito d'opposizione - il Pd, appunto - che le ultime elezioni che ha vinto (nel 2006), in realtà le ha pareggiate, che nei sondaggi è in caduta libera (come ha confermato di recente lo stesso Walter Veltroni) e che non solo non ha un leader in grado di accorgersi degli errori commessi e correggere il tiro, ma non fa altro che litigare su chi sarà il suo leader alle prossime elezioni. Se il Pdl cambia e si adegua ai tempi, il Pd rimane immobile. Eppure un'idea per mandare a casa il Cavaliere Pier Luigi Bersani l'ha avuta: «Il nuovo Ulivo». Ma come? L'Ulivo l'aveva inventato Romano Prodi e i risultati sono stati quelli che abbiamo visto tutti. Dove sta la novità? Il segretario del Pd due giorni fa è stato chiaro: quel che ha in mente è «la formulazione di una proposta di governo aperta a tutte le forze che hanno a cuore la democrazia. E quindi rivolta pure ai centristi dell'Udc». Ci risiamo. La «trovata» di Bersani è quella di tirare dentro Pier Ferdinando Casini. Di nuovo. Gli attriti tra i centristi e l'altro alleato dl Pd, l'Italia dei Valori, sono noti a tutti. Tranne al segretario, a quanto pare. Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera, non nasconde i suoi dubbi sulla proposta, ma non esclude un'alleanza con l'Udc: «Per noi è come far passare un cammello per la cruna di un ago. Se il Pd ci riesce staremo a vedere. Tuttavia - aggiunge - mi pare che sia l'Udc a non aver intenzione di far parte del centrosinistra». In effetti Rocco Buttiglione ha le idee chiare: l'Udc «vuole fare una coalizione che contenda a Berlusconi i voti di tanta gente sconcertata, ma che non vuole avere nulla a che fare con Di Pietro e con l'area della sinistra alternativa». L'unico a crederci ancora è Nichi Vendola: «Vi stupiremo. Sarà una stagione di assoluta collaborazione. Credo che sarà una collaborazione non necessitata dagli eventi, ma costruita sulla base della consapevolezza di quanto sia grave la situazione che vive l'Italia», spiega. Bersani, intanto, pare si stia accordando con Gheddafi per i cammelli. Agli aghi - che lui a punzecchiare è abituato - potrebbe pensarci Veltroni.