Il partito fantasma

Il partito di Fini c'è. Almeno per lui e i suoi fedelissimi. Ma non si vede. Perché nell'incertezza che attanaglia i finiani, Futuro e Libertà è ancora in bilico. Insomma: Fini non è partito. Ma non si può rimanere in mezzo al guado, come ha detto ieri lo stesso presidente della Camera incontrando i suoi. Non si può fare finta di niente. Dunque ha immaginato un lungo percorso (da prima Repubblica) per giungere (forse) al vero e proprio partito. A novembre ci sarà la convention di Generazione Italia a Perugia, a gennaio un altro appuntamento a Milano, tanto per dare il senso che Fli non guarda soltanto al Sud. Lì (ma non è sicuro neanche questo) dovrebbe avvenire il battesimo del partito. Ieri, intanto, nella sede della fondazione Fare Futuro nel centro di Roma, c'è stata la riunione per costituire il comitato promotore del movimento. Ne fanno parte deputati, senatori ed europarlamentari di Fli. Unico assente Francesco Pontone che, tuttavia, ha precisato che resterà nel gruppo del Senato. Dal canto suo, il presidente della Camera ce l'ha messa tutta per dare spinta al nuovo soggetto politico che «dovrà nascere» nel giro di qualche mese anche perché «la gente e l'opinione pubblica sono curiose e ci sono molte richieste di adesione» ha detto Fini. Subito dopo il presidente della Camera ha scandito il percorso per giungere alla meta: «Non voglio commettere - ha premesso - gli errori del passato. Se partiamo con la logica dei colonnelli e dei soldati rischiamo di replicare i difetti di An», rispetto ai quali anche lui ha ammesso di aver compiuto «qualche errore». Fini ha richiamato l'attenzione sui prossimi appuntamenti: a Perugia il 6 e 7 novembre con un'idea più ampia di Generazione Italia.   «Bisogna superare le identità dei diversi soggetti e mettersi a remare tutti nella stessa direzione». Dunque la priorità è lavorare ad un manifesto di valori da presentare in occasione dell'appuntamento umbro: «Serve - ha esortato Fini - uno sforzo di elaborazione del messaggio. Poi, una volta approvato il manifesto, bisognerà partire con la campagna di adesione». A metà gennaio tutti a Milano. Ma in Fli la confusione ha ancora la meglio. Così Fini ha messo in guardia dall'evitare «le divisioni, i personalismi, le divaricazioni tra falchi e colombe». E anche se al momento è rimasta nell'ombra la questione degli organismi dirigenti, Fini ha annunciato che sarà necessario individuare almeno tre gruppi di lavoro che si occuperanno rispettivamente del reperimento delle risorse, della stesura di una bozza di manifesto e dell'organizzazione degli eventi di Perugia e Milano. Insomma per il presidente della Camera «ci accingiamo non a fare An in piccolo ma il Pdl in grande». Una scommessa che va di pari passo col governo. «Non sappiamo cosa c'è dietro l'angolo - ha detto Fini - ma io auspico che il governo arrivi a fine legislatura, ma dobbiamo tenerci pronti ad eventuali sorprese».   Quanto alla struttura, il leader di Fli ha spiegato di avere in mente «non una struttura pesante né tradizionale con una gerarchia piramidale, ma un movimento, che dovrà autofinanziarsi». E qui arrivano le dolenti note, visti i pochi soldi a disposizione. La buona notizia la dà un sondaggio di Crespi, secondo cui Fli conquisterebbe il 7,6% dei consensi con il Pdl al 28,5, il Pd al 24,2, la Lega al 13,5, l'Udc al 6 e l'Idv al 5,5. Ma i sondaggi, si sa, lasciano il tempo che trovano.