Franceschini e Fioroni litigano su chi ha più voti cattolici

Non sono giorni facili per il Pd. Lo si è visto anche ieri, nelle polemiche a distanza tra big di un partito reduce dal mini-trauma del documento del 75 con cui Walter Veltroni si è rimesso al centro della scena contestando la linea di Pier Luigi Bersani. Dopo la riunione della direzione di giovedì, conclusa con una tregua tra Veltroni e il segretario del Pd, a far sentire la loro voce con più forza sono gli ex popolari di Beppe Fioroni. Radunati a Orvieto, gli uomini dell'ex ministro, hanno rivendicato per loro il ruolo degli autentici rappresentanti dei cattolici del Pd, in evidente polemica con il transfuga Franceschini, l'ex segretario sconfitto da Bersani ora passato con la maggioranza. Forte del sostegno dei 36 parlamentari della sua area che hanno firmato il documento dei 76 e forte soprattutto di quella pattuglia di amministratori locali di tutto il Paese (sarebbero oltre 200 i sindaci, tra cui quelli di capoluoghi come Lecco, Potenza, Cosenza e Campobasso), Fioroni può permettersi di dire: «La stragrande maggioranza degli elettori cattolici e moderati sta qui». Sull'incontro di Orvieto aleggiava l'ombra della scissione. Fioroni è stato dipinto da qualcuno come il leader di un gruppo sul punto di abbandonare il Pd. Ma a Orvieto l'ipotesi della fuga è stata respinta come una bestemmia. «È una vergogna da omuncoli - ha tuonato il leader degli ex Ppi - far girare la calunnia che tra di noi c'è qualcuno che se ne vuole andare dal Pd. Forse c'è qualcuno che nel segreto di qualche scala vuole cacciarci, ma non ci riuscirà». Anche Bersani non presta credito alle voci e taglia corto: «Per l'amor di Dio, non c'è nessun rischio scissione». A Bersani, i «liberi dai forti» di Fioroni (ardita parafrasi di Don Sturzo), promettono una lealtà non acritica: «Da noi - dice Fioroni rivolgendosi al segretario Pd - non ti dovrai mai attendere di essere condotto in una palude di indistinto gelatinoso e abnorme consenso. Per dirla con Brunetta: noi abbiamo deciso di non essere più bamboccioni». Morale della favola: Bersani, assicurano gli ex popolari, «è il nostro segretario» ma deve ascoltare il «disagio» che è emerso sulle politica delle alleanze che il Pd ha in mente di fare (Fioroni e compagni vorrebbero un'asse di ferro con Casini e non gradiscono allargamenti a sinistra). Anche Veltroni, intervistato da Lucia Annunziata su Rai3, si affretta a professare profonda stima e amicizia verso il segretario; al quale però riserva qualche puntura di spillo, come quando dice di non poter promettere che lo voterebbe alle primarie.