Berlusconi ha una sorpresa

Chi ha messo piede a palazzo Grazioli l’ha trovato allegro. Fiducioso. Consapevole della situazione ma convinto ad andare avanti, sicuro di farcela. «I finiani hanno detto che voteranno il programma? Va benissimo. Ma comunque non basta», ha ripetuto in più di un’occasione. «Non basta», è stato una sorta di refrain. Perché non basta? Perché c’è soprattutto un punto del discorso di Fini a Mirabello che il Cavaliere non può digerire, ed è quello che prevede che il premier debba concordare passaggio per passaggio con Futuro e Libertà testi e provvedimenti, modifiche e cambiamenti in un infinito gioco al logoramento. «Il Paese non può permetterselo», è il ragionamento di Berlusconi. E allora - si sono chiesti i suoi - che si fa? «Si va avanti. Ci sarà un gruppo di deputati che ci darà l'appoggio esterno. Si formerà nei prossimi giorni alla Camera e ci sosterrà soprattutto sui temi della giustizia». Da dove arriveranno? Il capo del governo non l'ha spiegato ma dalle sue parole si è potuto intravedere che si tratti di esponenti centristi, proveniente dall'Udc, probabilmente tra i siciliani in fermento. D'altro canto due giorni fa l'ex ministro Calogero Mannino, in una dichiarazione sfuggita a molti, era arrivato esplicitamente a bocciare il patto di legislatura proposto da Fini. Mentre Totò Cuffaro, che è in pellegrinaggio in Russia, ha fatto sapere che se Casini si spostasse a sinistra non esiterebbe un attimo ad andare via dall'Udc. Frasi, brandelli, indizi. Anzi, qualcosa in più di un semplice sospetto.   In tutto la pattuglia che darebbe sostegno al governo sarebbe composta da sei o sette deputati, quanto basta per andare avanti. E dunque non si tratterebbe di un cambio di maggioranza ma di un vero e proprio allargamento. Con l'appoggio esterno di un nuovo gruppo che si chiamerà della Responsabilità nazionale. Non gli servono molti voti ma anche una manciata finirebbe per arginare incredibilmente i finiani. Niente voto per il momento. Anche perché Berlusconi ha scadenze di grande importanza in agenda. A fine mese il premier si presenterà in aula a Montecitorio con i suoi cinque punti. Farà un discorso alto, soprattutto sulla giustizia. E spiegherà anche che con la crisi economica è necessario dare anche risposte di stabilizzazione. Il pensiero in queste ore vola alle prossime aste di Bot e titoli di Stato. Ce n'è una da 56 miliardi a breve e poi altre tre da 16, 30 e 36 miliardi. «C'è chi ha capito che non è possibile scherzare con giochi e giochini in questo momento», ha insistito Silvio. Che continua a guardare con troppo scetticismo a tutte le mosse terzopoliste, paraterzopoliste e a tutti coloro che sognano di archiviarlo: «Casini non ha molte possibilità se continua a guardare altrove piuttosto che al centrodestra. Ma vi rendete conto? Una formazione politica con Pier Ferdinando, Fioroni, Rutelli e Fini? Mi sembra un condominio con troppi polli, ognuno vuole comandare».   Berlusconi non è apparso nemmeno preoccupato da Bossi: «Sì, lui chiede le elezioni. Lo capisco. Ma tranquilli, con lui alla fine si trova sempre la quadra». Resta da capire che si fa con Napolitano, visto che nel vertice di lunedì ad Arcore si era appunto evocata una salita al Colle. Il Cavaliere sempre convinto ad andarci ma solo per illustrargli la situazione politica. Quindi, ha riunito l'ufficio di presidenza del Pdl e ha spiegato: «Noi abbiamo il dovere di andare avanti e di governare. Se poi ci sarà qualcuno che si assumerà la responsabilità di far cadere il governo allora significa che ora sta bluffando...». E ha sottolineato: «Si va in Parlamento e vediamo se c'è qualcuno che gioca a farci saltare i nervi. Io voglio governare, non voglio venir meno ai miei impegni presi con il Paese». Dunque, la parola d'ordine è governare. Andare avanti. Prendere in mano il programma e realizzarlo. Punto per punto, come avevano reclamato nei giorni scorsi Franco Frattini e Mariastella Gelmini. Nel pomeriggio di ieri glielo aveva ribadito Giancarlo Galan: «Silvio, devi portare pazienza, ingoiare qualche rospo, pensa che gli stessi leghisti che ti davano del corrotto nel '94, oggi sono tuoi sottosegretari».   Mentre Giulio Tremonti, nel corso dell'ufficio di presidenza è rimasto in silenzio e in un faccia a faccia, dopo, gli ha fatto sapere di non essere d'accordo sulla linea del proseguire comunque ma ha anche detto chiaro e tondo di adeguarsi. Naturalmente la parte economica subirà una modulazione diversa visto che la fine della crisi economica si comincia solo adesso a intravedere. Quel che conta, tuttavia, è che Silvio tira dritto. Chi era sicuro di averlo messo nell'angolo dovrà ricredersi. Anche stavolta il Cavaliere è convinto di aver pescato la carta, un vero e proprio jolly, che rovescia i destini di una partita che sembravano segnati.