La rabbia di Napolitano: "Chieda lo stato d'accusa"

Giorgio Napolitano risponde all'attacco. Il capo dello Stato è nella residenza presidenziale di Castelporziano e, dopo aver ponderato bene il da farsi, scrive di suo pugno una nota durissima. Il messaggio è chiaro come sempre: basta insinuazioni sul presidente della Repubblica, basta indebite pressioni provenienti dal mondo politico. Chi ha dubbi sull'operato del capo dello Stato può chiederne la messa in stato d'accusa come prevede l'articolo 90 della Costituzione. L'accusa che gli era stata rivolta è di quelle che fanno male: «Giorgio Napolitano sta tradendo la Costituzione. La Costituzione la puoi tradire non rispettandola, oppure fingendo di rispettarla», aveva detto Maurizio Bianconi, vicepresidente dei deputati del Pdl, in un'intervista al Giornale il giorno di Ferragosto. Il presidente della Repubblica «smentisce se stesso con un atto di incoerenza gravissima - aveva aggiunto - dicendo no al voto anticipato e sì alla ricerca di un governo tecnico». Bianconi chieda l'impeachment, ha tuonato il capo dello Stato, «altrimenti le sue resteranno solo gratuite insinuazioni e indebite pressioni, al pari di altre interpretazioni arbitrarie delle posizioni del presidente della Repubblica e di conseguenti processi alle intenzioni». Il diretto interessato reagisce a stretto giro di posta alla nota del Quirinale: «Sono stupito perché non mi sarei aspettato una reazione così sproporzionata e son mica un imbecille che pensa a mettere in stato d'accusa il presidente della Repubblica». Il deputato Pdl è «dispiaciuto», ma conferma quanto detto: «Quando Napolitano formò il governo disse che la sua scelta era vincolante e diede un'interpretazione materiale che dovrebbe valere anche nel girone di ritorno», afferma. E dal momento che due giorni fa i ministri Alfano e Maroni con una voce sola avevano ribadito il loro «no a giochi di Palazzo e ribaltoni», puntando l'indice contro «i governi tecnici che violano l'articolo 1 della Costituzione che sancisce come la sovranità appartenga al popolo», nei palazzi della politica si sospetta che il messaggio del Colle abbia più destinatari, che miri a placare i toni per evitare uno scontro istituzionale. «Noi abbiamo il massimo rispetto per il presidente Napolitano», spiega Fabrizio Cicchitto. Il capogruppo Pdl alla Camera, però, non ha dubbi: o la fiducia sui quattro punti del programma di governo o il voto. Duri i commenti provenienti dalla sponda Pd: «I continui attacchi che dal Pdl partono nei confronti del Capo dello Stato - afferma la senatrice Anna Finocchiaro - sono inaccettabili e devono finire. Il Pdl sta tentando di condizionare l'atteggiamento del presidente della Repubblica in maniera strumentale e pericolosa». Duro anche Italo Bocchino, capogruppo di Futuro e Libertà alla Camera: «Gli attacchi del Pdl a Napolitano sono un altro segnale negativo e allarmante di una deriva muscolare che tende ad aggredire le istituzioni poste a garanzia della Costituzione e della stessa democrazia». Intervenendo in serata alla Zanzara, su Radio 24, Bianconi ribadisce le sue posizioni: «Io avrò anche pisciato fuori dal vaso, ma il mio è piccolino invece quello del presidente è grande, molto grande e l'ha fatta fuori anche lui». Lui, il presidente della Repubblica.