L'affaire monegasco fa perdere punti ai finiani

Tutto cambia, niente cambia. Al netto dei mutamenti nell'assetto della maggioranza parlamentare, delle vicende che in questi giorni riempiono le pagine dei giornali e delle mosse dell'opposizione, i sondaggisti sono concordi: si dovesse andare al voto domani, il nome di Silvio Berlusconi uscirebbe ancora una volta dalle urne quale vincitore delle elezioni. Nessun numero certo, perché in questi giorni, con gli italiani in vacanza, sondaggi non se ne fanno. Piuttosto, una «percezione» comune, che a settembre potrebbe essere confermata dalle rilevazioni. Addirittura, Nicola Piepoli vede il fronte del centrodestra attestarsi sul 50% dei voti, e ricorda che in Italia «le elezioni non si vincono con il 51%, ma, abbondantemente, con il 46-47%». Con lo strappo dei finiani e la creazione di Futuro e Libertà per l'Italia, Piepoli vede un vantaggio per il centrodestra nel suo complesso, quantificato in un +2%: «Voti in uscita dalla sinistra che vanno a Fini, voti persi dal Pd, dall'Idv, e dall'estrema sinistra». Ma questo, spiega, non significa che Fini da solo valga il 2%: «Si votasse oggi, Fini dovrebbe all'incirca prendersi il 4-5%, la numerica dei suoi deputati, però da lì provengono poco più della metà dei voti, gli altri, provengono da altri partiti e in particolare dalla sinistra. Quindi, il centrodestra nel suo complesso aumenta». Eppure, tra il dire e il fare, c'è di mezzo la campagna elettorale, ricorda Renato Mannheimer: «Le intenzioni di voto degli italiani cambiano in relazione alla campagna elettorale». Comunque, per Mannheimer, «oggi come oggi, sulla base dei sondaggi, Berlusconi conquista comunque la grande quantità dei consensi degli italiani». «Fini - prosegue Mannheimer - con una sua forza politica autonoma è stimato poco sotto il 10%, ma anche questo dipende da quello che dice, che può farlo salire o scendere nel giro di due giorni». Si conferma la forza della Lega, «stimata da tutti in crescita», mentre per quanto riguarda l'Udc, «non si sa, perché anche lì, se si formassero delle alleanze Udc-Fini-Montezemolo, che si presentino in alternativa ai partiti tradizionali, verrebbero stimate molto». Infine, «il centrosinistra che appare come sempre un po' debole». Sulla consistenza del cosiddetto terzo polo, non si sbilancia nemmeno Piepoli: «Bisogna vederlo in essere, adesso non c'è». Luigi Crespi, cita delle rilevazioni che risalgono al 5 agosto, «ma che lasciano un po' il tempo che trovano, perché dovremo misurare da settembre quanto questa brutta figura - dice con riferimento alla vicenda della "casa di Montecarlo" - ha pesato sull'opinione pubblica». «Gli ultimi sondaggi fatti addirittura prima della rottura col Pdl - prosegue Crespi - sono fatti sul partito di Fini, che viene dato da un minimo del 5-7% a un massimo del 9-10%, e poi c'è una misurazione del terzo polo che va addirittura dal 15% al 25%». Già, quanto può aver pesato, quella che Crespi chiama, «brutta figura»? Piepoli non si sbilancia: «Non so dirlo, potrò farlo tra una settimana». Più deciso Mannheimer: «Nessuna vicenda influisce direttamente, le vicende si sedimentano e accumulano nella percezione delle persone ma sicuramente è un fattore negativo».