Blocco contro i giacobini

Nel primo giorno di vacanza, ultimate le fatiche parlamentari, il Pdl è ancora al lavoro: è partita ieri la «sfida culturale» del partito sul tema della legalità, e ha coinvolto tutti gli esponenti del gruppo. «È la prima volta che tutte le fondazioni che fanno riferimento all'ex Forza Italia prendono una iniziativa comune. Questo dimostra che il virus del correntismo si sta già accomodando fuori dalle stanze del partito. Le fondazioni sono strumenti culturali: non correnti, né correnti mascherate». È stato Gaetano Quagliariello a cogliere il vero significato dell'incontro, mentre introduceva i lavori di presentazione del convegno dal titolo «Libertà, legalità e garantismo. L'uso politico della giustizia in Italia» che si terrà a fine settembre. Quanto alla legalità, il vicepresidente dei senatori del Pdl non ha dubbi: «Fa parte dei principi indisponibili del nostro partito e non può essere oggetto di tatticismi che vedono la nascita di nuovi raggruppamenti». La stoccata era rivolta chiaramente al neonato gruppo dei finiani ed è stata accolta da un applauso. Anche Fabrizio Cicchitto è stato chiaro: «In Forza Italia esiste un rapporto serio tra garantismo e legalità e si concretizza - ha aggiunto il capogruppo del Pdl alla Camera - nella figura di Giovanni Falcone. Per me lui è davvero un eroe: ha alzato il livello dell'attacco alla mafia, ma attraverso un uso dei pentiti accorto e attento». In riferimento a quanto avvenuto in questi giorni con la mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera, ha poi ricordato un monito di Pietro Nenni, secondo il quale «a fare la gara a chi è più puro, alla fine trovi sempre qualcuno più puro che ti epura». E forse il destinatario cifrato del messaggio era proprio il suo diretto superiore implicato nella vicenda della casa ex An di Montecarlo finita al «cognato». A tentare di mettere fine alle polemiche di questi giorni tra garantisti e giustizialisti è intervenuto Angelino Alfano: «Non può esserci una gara, un rincorrersi tra legalità e garantismo - ha spiegato il ministro della Giustizia - Si tratta di due aspetti complementari: il garantismo non è impunità, la legalità non è l'atto di un pm. Questo è l'assetto scolpito nella Costituzione dal costituente nel '48», ha chiarito. Poi il Guardasigilli ha ricordato la situazione della giustizia in Italia: «Nel nostro Paese sono pendenti più di 5 milioni di cause civili e questo significa che ci sono almeno 11 milioni di cittadini che aspettano una risposta dalla giustizia: serve un ammodernamento complessivo ed è questa la strada intrapresa dal governo», ha spiegato. Renato Brunetta a questo proposito, e come spesso accade, non ha risparmiato nessuno: «A fine settembre sarà pronto un documento che paleserà efficienza, produttività e costi della giustizia in Italia: nonostante si facciano grandi investimenti abbiamo la peggiore giustizia d'Europa - ha annunciato il ministro della Pubblica amministrazione - ma l'80% dei8 problemi dipendono dall'efficienza e dall'organizzazione delle cose». C'è da lavorare, insomma. Ma qualcosa è stato fatto. Mara Carfagna, dopo essersi complimentata con il ministro Alfano e con il ministro Maroni («un leghista che sta liberando il Sud») per il lavoro svolto contro la mafia, ha voluto sgomberare il campo da tutte le insinuazioni: «Noi siamo dalla parte della legge, della legalità e delle vittime e mai useremo il giustizialismo forcaiolo per eliminare avversari politici che non si riescono ad eliminare con lo strumento elettorale delle elezioni». Il ministro per le Pari opportunità ha poi sottolineato che il premier Silvio Berlusconi «deve continuare a governare evitando inchieste a orologeria». Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha garantito l'impegno del governo per rendere possibile una «giustizia giusta» ricordando che «stabilità politica e certezza nelle relazioni tra persone fisiche e persone giuridiche sono condizioni essenziali per garantire lo sviluppo economico e sociale del Paese». Durante il convegno sono poi arrivate le adesioni di altre fondazioni che fanno riferimento al Pdl: quella degli ex Colonnelli di An Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa, del governatore della Lombardia Roberto Formigoni e di Daniela Santanchè, leader del «Movimento per l'Italia». «Questo incontro ha avuto anche un significato simbolico - ha affermato alla fine della conferenza Gaetano Quagliariello - Chiudiamo la stagione con un'iniziativa che promuove un tema che fa parte delle nostre radici». Poi una rassicurazione che suona come un messaggio in vista della turbolenta ripresa di settembre: «Siamo più uniti che mai».