Inchiesta della Procura di Roma Infuriato il nipote della donna

«Non vorrei che mia zia fosse stata tradita, era un'idealista e ha fatto questo gesto per una buona causa: nel momento in cui fosse dimostrato che quell'onere messo nel testamento non è stato adempiuto, decideremo che fare». Nella querelle sulla casa a Montecarlo ex An, scende in campo anche l'architetto Paolo Fabri, nipote della contessa Colleoni. E sempre ieri, per la prima volta, è intervenuto il presidente della Camera Gianfranco Fini: «Ben vengano le indagini su tutto ciò che concerne il patrimonio di Alleanza nazionale, anche se la denunzia proviene da un avversario politico». Appena Fini è venuto a conoscenza dell'inchiesta penale ha subito espresso la sua totale tranquillità sulla decisione della magistratura romana. Gli inquirenti di piazzale Clodio hanno infatti aperto un fascicolo d'inchiesta, ancora contro ignoti, ipotizzando il reato di truffa aggravata. Le indagini sono state affidate al pubblico ministero Pier Filippo Laviani, che a sua volta ha affidato una serie di accertamenti alla Finanza, che dovrà acquisire i documenti relativi al passaggio di proprietà dell'immobile e ai soggetti a vario titolo coinvolti attraverso una rogatoria. E non è escluso che le indagini si possano allargare a tutto il patrimonio di An. L'inchiesta ha preso il via in seguito a una serie di articoli di stampa e alla denuncia presentata sei giorni fa da due esponenti de La Destra, il consigliere della Regione Lazio Roberto Buonasorte e l'avvocato Marco Di Andrea, consigliere comunale a Monterotondo. I passaggi di proprietà della casa di 70 metri quadri a Montecarlo, secondo quanto scritto dai due politici nelle dieci pagine depositate in procura, avrebbero «con artifizi, indotto in errore tutti gli attuali partiti e/o movimenti politici, a vario titolo, aventi causa dal disciolto partito Alleanza Nazionale, al fine di procurarsi o procurare ad altri un ingiusto profitto in danno dei partiti e /o movimenti politici». L'abitazione già di proprietà di An è stata ricevuta mortis causa dalla contessa Anna Maria Colleoni, deceduta a Roma il 12 giugno 1999 e che da alcuni mesi risulta essere nella disponibilità di Giancarlo Tulliani, fratello della compagna del presidente della Camera Gianfranco Fini, Elisabetta Tulliani.   «Condotte che, nella fattispecie concreta, a sommesso avviso dei denuncianti, potrebbero consistere nell'artifizio posto in essere da persona/e, allo stato ignota/e, (amministratori di partito, rappresentanti o appalesati tali) con la costituzione di una società a compagine anonima di diritto monegasco, alla quale sia stato alienato fittiziamente l'immobile di Montecarlo, inducendo in errore la pluralità degli iscritti, gli organi associativi, amministrativi e di controllo, sul fatto che la transazione servisse a ricavare danari da devolvere all'onere testamentario e/o comunque agli scopi statutari del partito. Tutto ciò, al fine di procurare ai medesimi ignoti presunti malfattori o ad altri, un ingiusto profitto pure consistente in un godimento sine causa del prestigioso alloggio monegasco», hanno denunciato i due politici de La Destra. Non ha firmato la denuncia contro ignoti sulla casa di boulevard Charlotte sporta da Roberto Buonasorte e Marco Di Andrea perché «sarebbe stato un atto di guerra politica», ma quando i due militanti de La Destra gli hanno sottoposto la questione, Francesco Storace è stato chiaro: «Se pensate ci sia stato un reato, fate pure. E vi dirò di più: se l'ignoto diventa noto sono affari suoi». «Abbiamo ritenuto moralmente giusto presentare la denuncia e proviamo tristezza pensando a questa vicenda», hanno detto i politici Buonasorte e Di Andrea.