Pdl, un simbolo già conteso

Il simbolo è mio e me lo gestisco io. Dopo l’articolo di ieri sul simbolo del Pdl e sulla possiblità che Silvio Berlusconi non ne possa più disporre qualora decidesse di cacciare Gianfranco Fini, l’ufficio stampa del partito ha diramato alle agenzie un comunicato ufficiale definendo «fuorviante» la versione de Il Tempo. «Il presidente Silvio Berlusconi - si legge - non solo è l'unico e legittimo proprietario del simbolo del Pdl (cosa peraltro riconosciuta nell'articolo ndr), ma ne ha la piena disponibilità senza il bisogno dell'autorizzazione di chicchessia anche nel caso di fuoriuscita dal partito di uno dei contraenti che stipularono l'atto notarile il 27 febbraio 2008». «Infatti l'estensore dell'articolo - continua la nota - pur citando ampi stralci dello stesso atto, non sembra essere in possesso dell'intera documentazione relativa al simbolo e al nascente partito del Pdl ed ignora lo statuto, le norme transitorie e l'avvenuto congresso fondativo, che hanno superato in modo sostanziale e formale ogni atto precedente, compresi quelli citati nell'articolo». Difficile capire quale sia «l'intera documentazione» cui fa riferimento l'ufficio stampa del Pdl. A richiesta, infatti, non ci è stato fornito nulla di più di quanto già in nostro possesso. Ci è stato consigliato di parlare con il responsabile elettorale nazionale del Pdl Ignazio Abrignani che ci ha citato tre documenti: l'atto notarile con cui Michelangelo Madonna ha ceduto il simbolo a Silvio Berlusconi, l'atto fondativo del Pdl, lo statuto approvato nel congresso del marzo 2009. Secondo la versione ufficiale la soluzione dell'annosa questione sarebbe contenuta in quest'ultimo. Ma, forse, la vicenda è più complicata di quanto si potrebbe pensare. Andiamo per ordine. LA CESSIONE - Si tratta di un atto siglato davanti al notaio di Civitavecchia Paolo Becchetti il 19 dicembre 2007. Michelangelo Madonna cede a titolo gratuito il simbolo del Pdl a Silvio Berlusconi. Il motivo? Madonna, in previsione delle elezioni comunali di Casal di Principe, ha presentato il simbolo «Popolo della libertà» con il quale ha poi corso collegandosi al candidato sindaco Cristiano Cipriano che era a capo di una coalizione composta da Forza Italia, Udc e An. Vista la «militanza politica» (così recita l'atto), l'imprenditore casertano non ha alcun problema a cedere i diritti di utilizzo al Cavaliere che quindi diventa il titolare del marchio Pdl. L'ATTO FONDATIVO - È il 28 febbraio 2008. A redigere l'atto è, ancora una volta, il notaio Becchetti. Si tratta del documento ufficiale che costituisce «l'associazione denominata "Il Popolo della Libertà"». Sono presenti Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Rocco Crimi (legale rappresentante pro tempore di Forza Italia), Denis Verdini, Sestino Giacomoni, Valentino Valentini, Sandro Bondi, Marinella Brambilla (segretaria storica del Cav) e Rita Marino (segretaria storica di Fini). Secondo l'atto scopo dell'associazione è «quello di procurare che i movimenti politici Forza Italia e Alleanza Nazionale, con la eventuale aggiunta di altri soggetti, avviino un percorso di azione politica unitaria e congiunta, con la prospettiva che sia dato luogo entro il 1° marzo 2009 ad un unico soggetto politico». La durata dell'associazione, «salvo che la stessa non venga prima della scadenza stabilita a tempo indeterminato per unanime decisione degli associati, è fissata al 31 luglio 2014». Quindi si disciplina l'utilizzo del simbolo che «è patrimonio comune dell'associazione» ed è quello «ben noto a tutti i comparenti»: cerchio azzurro, tricolore e scritta "Il Popolo della libertà - Berlusconi Presidente". Si stabilisce perciò che, «in caso di scioglimento dell'associazione, il simbolo non potrà essere oggetto di uso da parte degli odierni associati, o di alcuno di essi, se non con il comune espresso accordo scritto di tutti». STATUTO - Siamo al 27-28-29 marzo 2009 (anche se l'atto fondativo impegnava l'associazione a far nascere il soggetto comune entro il primo marzo ndr). A Roma si celebra il primo congresso nazionale del Pdl. Vengono approvate le regole che disciplineranno la vita del partito. Nelle norme transitorie si fa espresso riferimento all'atto costitutivo del 2008 quando si spiega che, «fino al secondo Congresso nazionale del Popolo della libertà, valgono in materia di presenza negli Organi di partito e nelle candidature i criteri specificatamente individuati nell'atto notarile del 27 febbraio 2008». Che tradotto per i comuni mortali significa che, fino al secondo congresso, varrà la proporzione 70% FI - 30% An. Ma questo significa anche che quel documento è tutt'altro che superato. Secondo la replica ufficiale la «soluzione del rebus» si troverebbe nel secondo comma dell'articolo 17, quello che disciplina il comitato di coordinamento formato dai tre coordinatori nazionali. Si legge: «È conferito al Comitato di coordinamento in via esclusiva il potere di utilizzare i contrassegni elettorali del Popolo della libertà e di presentare e depositare liste e candidature elettorali in sede nazionale e locale». Siccome il primo comma stabilisce che il comitato è «composto da 3 membri nominati dal Presidente nazionale tra i componenti della Direzione nazionale», e siccome il presidente nazionale è Silvio Berlusconi, il titolare del simbolo è lui. Il notaio Becchetti, però, non la pensa così: «Anzitutto si fa riferimento ai contrassegni elettorali che non necessariamente coincidono con il simbolo del partito. E poi non viene in alcun modo detto che questo articolo deroga alla norma contenuta nell'atto costitutivo originario». Il rebus, insomma, è tutt'altro che risolto.