Intercettazioni, in aula entro i primi di agosto

Rilanciare il Pdl, ridisegnando gli incarichi all'interno del partito attraverso il congresso, e iniziare a lavorare sulle riforme. Sono i due obiettivi che Gianfranco Fini ha segnato in rosso nella sua agenda e dei quali parlerà a Berlusconi nell'incontro che le «diplomazie» dei due leader stanno mettendo a punto per agosto. Temi che ormai anche per il Cavaliere sono diventati di primaria importanza per dare nuovo fiato al centrodestra ora che è stato trovato un accordo sul disegno di legge sulle intercettazioni. Chi ha parlato con Gianfranco Fini racconta che il presidente della Camera è disposto, per accontentare le richieste che arrivano da Palazzo Chigi, a far approvare il ddl prima della pausa estiva anche se i tempi sono molto stretti. Berlusconi ha fatto capire che considererebbe una presa in giro far slittare il provvedimento a settembre e a quel punto potrebbe anche ritirarlo. Quindi l'ipotesi è di convocare i deputati fino alla prima settimana di agosto. Entro il 28 l'aula dovrà infatti votare la fiducia sul testo della Manovra finanziaria, poi dal 2 si potrà cominciare a lavorare sulle intercettazioni. Ma a Fini sta a cuore anche l'elezione dei tre membri laici del Csm (sui quali però non c'è ancora un accordo definitivo nell'opposizione), una pratica che vorrebbe chiudere entro il 31 luglio. «Terremo una capigruppo all'inizio della prossima settimana – ha spiegato Fini ieri durante la cerimonia della consegna del Ventaglio alla Camera con i giornalisti parlamentari – Il 29 luglio c'è la discussione generale sul ddl intercettazioni, poi, se c'è una questione pregiudiziale, verrà votata. Se questa verrà respinta si passerà all'esame degli articoli. Visto che il 31 luglio è un sabato, si va a lunedì 2 agosto. E a seguire ci sono due decreti in arrivo dal Senato che scadranno a settembre». Ma al ministro della Giustizia Alfano che chiede un via libera entro l'estate, Fini ha replicato secco: «L'estate finisce il 21 settembre...». Quel che interessa ora il Presidente della Camera è soprattutto iniziare a mettere sul tappeto il programma del centrodestra per i prossimi tre anni di legislatura: «Spero che alla ripresa dei lavori autunnali le riforme tornino ad essere un tema centrale del dibattito perché farle significa rendere ancora più efficace la democrazia. Ci sono le condizioni io credo che si possano fare entro questa legislatura». Sul tappeto c'è la revisione della costituzione, con il federalismo, la giustizia, il welfare e l'economia. «La necessità – ha continuato Fini – è quella di rendere la democrazia quanto più rappresentativa e governante possibile. Questo è l'approccio più corretto per garantire che il rapporto tra poteri legislativo ed esecutivo non sia squilibrato».   Ma Fini si è preoccupato anche di insistere sulla questione morale all'interno dei partiti. «Bisogna essere drastici – ha spiegato – nel ribadire che se vogliamo che la politica sia in sintonia con la società, nei confronti di comportamenti che sono scarsamente in sintonia con l'etica pubblica e con il rispetto delle regole del vivere civile, la politica deve essere intransigente». Peraltro, è il suo ragionamento, «la contrapposizione tra garantismo e legalità non ha motivo di esistere». Perché, «se è vero che uno non è colpevole fino a quando la sua sentenza non è passata in giudicato non si può giustificare ciò che giustificabile non è». L'altra questione «spinosa» riguarda l'architettura del Pdl. Fini e i suoi uomini da tempo chiedono un congresso e una nuova forma di organizzazione del Pdl. Dove siano rappresentate le diverse posizioni. «Dovrà essere Berlusconi a farci capire come vuole lavorare, è lui il presidente – spiega Silvano Moffa, deputato finiano – Ma sicuramente ci vuole un intervento che rimetta in gioco tutto e tutti». Dunque anche i tre coordinatori. Berlusconi, partecipando ad una cena con alcuni deputati del Pdl, ha tenuto a precisare che «non c'è alcuna trattativa con i finiani» (dal Cav anche un riferimento al «teatrino della politica» che riempie i giornali ma che non interessa agli italiani ndr), ma Ignazio La Russa ha fatto capire che il triumvirato ha fatto il suo tempo: «Il Pdl va verso il coordinatore unico. Nel partito però siamo tutti d'accordo che dopo il congresso si dovrà cambiare struttura». Di partito il premier discuterà sicuramente oggi con coordinatori e capigruppo. Sul tavolo si sarà sicuramente il «caso Verdini» che incassa nuovamente la solidarietà di La Russa: «Anche perché finora abbiamo assistito a molto fumo ma a poco arrosto».