Non bastano Vendola e Polverini In politica serve aria fresca

E se avesse ragione Nichi Vendola, che ha deciso di candidarsi «per sparigliare il centro-sinistra»? Vuoi vedere che i nuovi politici, di cui l’Italia ha disperato bisogno, devono essere diversi dai vecchi anche nel modo di presentarsi, cioè rifiutando designazioni del Capo o primarie pro forma, ma semplicemente irrompendo sulla scena, come ha annunciato che farà il poeta alla guida della Regione Puglia? E perché il centro-destra non imita questa sfida tenera e anarchica, perché non far camminare il sogno sulle gambe di debuttanti, al di là delle caste e delle oligarchie? Perché non esortare anche un (o una) "Vendola di destra" a fare altrettanto, buttandosi nella mischia del dopo-Berlusconi alla faccia dei Tremonti e dei Bossi, dei Fini e dei Casini, del già visto e vissuto da troppi anni per continuare ancora a reclamarlo? Quell’"aria fresca" che il direttore de Il Tempo invocava con il fondo di domenica scorsa, interpretando il fortissimo disagio di quanti amano l’Italia, e perciò provano disgusto per l’immobilismo e i privilegi della politica, può arrivare con gesti di piccolo, grande civismo. E il più piccino e colossale di tutti è il cittadino fuori dal Palazzo, il signor o la signora Rossi che s’impegnano per la propria patria. Come diceva Kennedy quando non era ancora Kennedy, non domandarti che cosa possa fare la nazione per te, ma che cosa possa fare tu per la nazione. Si dirà: ma gli americani sono abituati a guardare lontano. L’America è andata sulla luna e oggi pensa addirittura a Marte, dove prima o poi - si può giurarlo - sbarcherà. Ma, a parte il fatto che la tecnologia per viaggiare nello spazio, e perfino gli astronauti sono in buona parte anche italiani, il primo a solcare l’Oceano quando nessuno osava, si chiamava Cristoforo Colombo. Per diventare come gli americani, per non avere paura del "Nuovo Mondo", basta ricordare d’essere italiani. Colombo, Marco Polo, Galileo, Leonardo e il viaggio continua, da sempre. È, dunque, fondamentale recuperare il tranquillo orgoglio di sé per rinnovare la politica, che è il vero anacronismo del Paese. Ma, si sa, gli italiani più validi, gli artefici delle eccellenze nel mondo, i giovani innovatori sono, in genere, refrattari a "fare politica". Hanno l’idea, purtroppo fondata, che il Palazzo non sia il faro della modernità, dal quale illuminare la "nuova frontiera", ma un foro sgretolato che oscura ogni speranza di cambiamento e di ricambio. E perciò gli italiani che più credono nel loro lavoro e nella loro nazione, i cittadini che più potrebbero contribuire con idee ed esempi a svecchiare la classe dirigente, si tengono alla larga. Salvo poi lamentarsi per la conseguenza della propria ritrosia: «Che tragedia, sempre gli stessi e inconcludenti politici». Si adotti, allora, il metodo-Vendola, a destra, a sinistra, ovunque: la persona che crede d’avere qualcosa da dire e da dare all’Italia, si faccia avanti. Consapevole, semplicemente, che sta facendo la cosa giusta.   Torniamo ancora all’America. L’un tempo sconosciuto senatore Obama ha vinto, perché ha creduto. È diventato presidente degli Stati Uniti, infischiandosene della nomenclatura, che neppure voleva candidarlo. Qualcuno potrebbe osservare: in fondo un Vendola di destra c’è già, e si chiama Renata Polverini. La signora, effettivamente, ha osato e non veniva dal solito giro, prima d’arrivare al vertice della Regione Lazio (altra curiosa analogia con Vendola: l’istituzione che presiede). Ma oggi servono tanti Vendola e tante Polverini per il ricambio generazionale e sentimentale di chi sarà chiamato a guidare l’Italia, domani, senza rimpianti per la politica che fu, e che ancora è.