Intercettazioni, chiesto un rinvio

Un rinvio di 48 ore. È quanto ha chiesto il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo per esaminare tutti gli emendamenti presentati al ddl sulle intercettazioni, oltre 600. Compresi i cinque avanzati dalla finiana Giulia Bongiorno. All'opposizione non sembra vero. Il Pd apprezza. L'Udc con Roberto Rao chiede perché a questo punto «non si rinvii tutto a settembre». Così facendo, afferma, si eviterebbe di «strozzare il dibattito in commissione». Il leader Idv Antonio Di Pietro taglia corto: sarebbe meglio comunque ritirarlo. Alla fine, la richiesta di slittamento passa all'unanimità. Il momento del voto si sposta così a martedì 20 luglio. La Bongiorno parla di «decisione saggia». Caliendo spiega: «Serve più tempo per un approfondimento, altrimenti avrei dovuto dare parere contrario. Con il Guardasigilli ora potremmo esaminare con attenzione tutte le proposte di modifica». Fin qui la cronaca. La vera ragione che avrebbe spinto il governo a rallentare i tempi, si spiega, sarebbe il tentativo di trovare la «quadra». Una volta per tutte. Obiettivo: puntare a un'integrazione tra gli emendamenti di Costa e quelli della Bongiorno per rendere il testo il più «potabile» possibile per il Quirinale. La vera partita, infatti, i berlusconiani continuerebbero a giocarla non solo con i finiani, ma anche con il Colle. In un momento così complesso per la politica, con le inchieste che incombono e con ministri e sottosegretari che si dimettono, almeno il capitolo «intercettazioni» si cercherà di chiuderlo nel modo più indolore possibile. Nell'opposizione si sperava che il rinvio fosse il primo di una lunga serie che avrebbe portato il testo su «un binario morto». Ma i berlusconiani negano l'ipotesi. «Non siamo arrivati in terza lettura - assicura uno di loro - per rinunciare a tutto. Chi lo sostiene non ha capito nulla». «È vero che il Colle potrebbe anche non firmare - osserva un altro - ma, a parte il fatto che stiamo tentando di evitarlo raccogliendo i suggerimenti, vorrei ricordare che il capo dello Stato può non firmare il testo solo se risulti palesemente incostituzionale e solo una volta». Caliendo, dopo aver incontrato la Bongiorno alla Camera, è tornato a via Arenula e lì si è chiuso per quasi tutto il pomeriggio con i tecnici del ministero. Non si esclude che il governo possa formulare nuovi emendamenti che raccolgano non solo le istanze dei finiani, ma anche alcuni suggerimenti dell'opposizione. In più, si osserva ancora nel Pdl, è meglio che si affronti il tema intercettazioni a dimissioni di Cosentino avvenute («una miccia in meno che brucia»). La decisione di Fini di calendarizzare la mozione in Aula nonostante il «no» dei capigruppo di Pdl e Lega, Fabrizio Cicchitto e Marco Reguzzoni, non aveva contribuito esattamente a rasserenare il clima.