Vito: su Cosentino nessuna decisione Il Pd: tangentopoli era roba da educande

Nessuna decisione nei confronti dei sottosegretari Nicola Cosentino e Giacomo Caliendo "prima di conoscere fatti che sono ancora tutti da acclarare". Il ministro Elio Vito risponde così, a nome del governo, alla richiesta di dimissioni dei due esponenti del Pdl da parte del Pd durante il question time alla Camera. "La presidenza del consiglio - dice Vito - rileva che la vicenda si basa esclusivamente su notizie di stampa e non è in possesso di nessuna documentazione. Nessuna decisione quindi può essere responsabilmente assunta prima di conoscere fatti tutti da acclarare". "Inoltre spetta esclusivamente alla magistratura l'accertamento di eventuali responsabilità penale - continua il ministro - e il governo osserverà il più rigoroso rispetto delle indagini. La presunzione di non colpevolezza impone di non ascrivere le reponsabilità fino all'accertamento definitivo". PROBLEMA IN TUTTA LA COALIZIONE - Dure le prese di posizione alle parole di Vito dell'opposizione. Dario Franceschini ha stigmatizzato la decisione della presidenza del Consiglio di non ritirare le deleghe ai sottosegretari Nicola Cosentino e Giacomo Caliendo: "Non commento la risposta burocratica e sbagliata del ministro Vito", ha detto il capogruppo del Pd in aula durante il question time. "Negli altri Paesi il tema del rigore morale e nell'esempio del comportamento delle classi dirigente non è scontro politico ma condiviso dalla classe dirigente", ha sottolineato. In Italia invece "si è assistito a un progressivo degrado", ha aggiunto. Ora "non è più un problema solo del presidente del Consiglio" e delle inchieste che lo riguardano, ma la questione "si sta allargando a pezzi rilevanti della coalizione di centrodestra, del governo, del Pdl", ha ricordato. Per Franceschini, "tutto questo è segnato dalla tentazione che vincere le elezioni significhi essere diventati onnipotenti e avere la granzia dell'immunità, ma così si cade nel reato e si cade nell'errore". TANGENTOPOLI, ROBA DA EDUCANDE - Il capogruppo del Pd ha ricordato i casi Bertolaso, Scajola, Brancher, Verdini e Caliendo. Quanto al "caso Cosentino non sono notizie di stampa: è dentro indagini giudiziarie che riguardano criminalità organizzata".  La prossima settimana si voterà la mozione "presentata dal Pd" insieme ad altre opposizioni, ha ricordato. "Se il sottosegretario Cosentino si dimetterà prima sarà una vittoria del Pd e delle opposizioni". "Quello che abbiamo visto negli ultimi sei mesi fa ricordare Tangentopoli come roba da educande", ha sottolineato, "e voi in risposta a tutto questo proponete una legge che ostacola la libertà di stampa e le indagini". Dunque, ha assicurato, "anche per questo la nostra sarà una battaglia parlamentare ferma, dura e intransigente". TUTTO IL GOVERNO SI DIMETTA - "Mentre il paese brucia, il governo ride. Berlusconi è il vero correo morale di questa situazione, e insieme a Cosentino noi chiediamo che tutto il governo vada a casa", incalza Antonio Di Pietro replicando in aula alla Camera al ministro dei rapporti con il Parlamento. Il leader dell'Italia dei valori chiede ironicamente al presidente della Camera di trasmettere la richiesta di misura cautelare avanzata contro Cosentino al governo, visto che a Palazzo Chigi "si limitano a leggere la rassegna stampa". "Il governo - rimarca Di Pietro - fa finta di non vedere e non sentire, chiediamo non solo le dimissioni di Cosentino, ma le dimissioni di questo governo che continua a farsi le leggi per non farsi processare". "Così non può continuare", incalza l'ex pm che indica in Silvio Berlusconi il "capo della nuova P2". Anche il capogruppo Idv Massimo Donadi, illustrando l'interrogazione, aveva protestato per le risposte "burocratiche" arrivate dal governo: "Non è che può cavarsela raccontando due frottole su una vicenda grossa come una casa. Su Cosentino solo notizie di stampa? Ma c'è un ordine d'arresto", sbotta Donadi.