Quote latte: Galan imbottiglia la Lega

L'immagine è quella di un attacco in piena regola. Neanche tanto velato. Nel mirino del ministro per le Politiche agricole Giancarlo Galan finiscono, a Bruxelles, gli alleati di governo della Lega Nord sulla questione del rinvio del pagamento delle multe per le quote latte in Italia. E questo, mentre diverse centinaia di produttori europei, tra cui 200 lombardi, protestano fuori dalla sede del Consiglio Ue, chiedendo nuove regole europee per il latte. Il primo «attacco» di Galan arriva appena mette piede al Consiglio Ue. Alla domanda se è pronto a dimettersi replica: «Ma che dimissioni, si dimetterà chi causa multe e sanzioni europee all'Italia», aggiungendo: «Sono qui per dare una sensazione di serietà alla presenza italiana a Bruxelles; mentre là difendono un piccolo manipolo di trasgressori». Passano poche ore e Galan riprende l'offensiva, ma prima tiene a sottolineare «la massima fiducia nel ministro Tremonti perché - dice - non credo che il ministro abbia voglia di giocarsi la reputazione autorizzando l'inserimento dell'emendamento» sulla posticipazione dei pagamenti delle multe per le quote latte. In Consiglio dei ministri, rivela Galan, «si è stabilito che questa disposizione avrebbe avuto valore solo con il placet dell'Europa». In ogni caso, la risposta di Bruxelles non si fa attendere e il commissario europeo all'Agricoltura, Dacian Ciolos, ribadisce: «Con l'Italia sono stato chiaro. Non ci sono margini di negoziato. Le regole sono limpide e mi attendo che il governo le rispetti, altrimenti dovrò prendere delle misure, non perché è l'Italia, ma perché è un Paese europeo». Galan si chiede quindi: «È necessario andare a commettere un'infrazione al Trattato Ue, sapendo di commetterla, per proteggere chi? Per difendere 67 o poco più allevatori non è stato sufficiente far pagare al contribuente italiano 1,7 miliardi di euro che sono quelli che l'Europa si è trattenuta nel periodo tra le campagne 1995-1996 e 2001-2002?». Senza contare, aggiunge, «che un'altra infrazione sarà accompagnata da ammende salate. Se fossimo in un periodo dorato, ricchi sfondati.... ma stiamo chiedendo sacrifici a tutti. Il rigore dov'è?». Senza dimenticare, aggiunge, «che c'è un senso di giustizia da mantenere per il 95% dei produttori di latte italiani che sono in regola». E pensare - continua - «che c'è un parlamentare della Repubblica, si chiama Rainieri (della Lega Nord, ndr) che ha dichiarato di aver venduto le quote di produzione senza smettere di produrre latte». Galan è lontano quindi dall'idea di dare le dimissioni, anzi, ribadisce: «Non mi dimetto, non vado a casa».   E alla domanda dei cronisti su cosa gli ha chiesto il presidente del consiglio Berlusconi, risponde: «Mi ha detto di fare quello che ho fatto, evidentemente». Le Lega aspetta il voto sull'emendamento prima di scatenare un'altra bufera. Ma i malumore ci sono. Il deputato del Carroccio Giacomo Chiappori spiega che «il regolamento europeo ci massacra, le quote latte sono state mal distribuite. Così rischiamo di rivedere il capitolo "pesca", che è stato un vero pasticcio. Non possiamo lasciare liberi di fare quel che vogliono Paesi come l'Albania, la Turchia, l'Albania mentre noi ne paghiamo le conseguenze. I regolamenti devono essere giusti pre tutti. Non possiamo trarne i frutti negativi sempre noi. Su questo non ci arrenderemo».