«È molto chiaro.

Questoè un fattore di debolezza intrinseca del governo. E allora, o Berlusconi affronta questa questione e la risolve, oppure sarà sempre piu condizionato dalla Lega». Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc, replica così al Carroccio che, con Roberto Maroni prima e con Umberto Bossi poi, ha tagliato la strada all'ipotesi di un allargamento ai centristi della maggioranza e del governo emersa dopo la cena di giovedì da Bruno Vespa con Silvio Berlusconi e Pier Ferdinando Casini. «Semplice dialogo tra esponenti politici, largamente enfatizzato. Non trasformismo - commenta Cesa - Come dialoga con Bersani, Casini lo fa con Berlusconi. Alla luce del sole. Vorrei quindi tranquillizzare Maroni: nessuno nell'Udc pensa ad entrare nel governo, nessuno mira al rimpasto. Assolutamente». E se sui giornali torna anche il totoministri, Cesa prende le distanze. «La vicepresidenza del Consiglio, gli Esteri, lo Sviluppo Economico... Ho letto di tutto - dice - Ma noi non ci vendiamo. Il problema del rimpasto, se mai ci sarà, semplicemente non ci riguarda. Noi non modifichiamo la linea di opposizione responsabile a questo governo. Discorso diverso se si aprisse una vera crisi... Se si prendesse atto che c'è una crisi, che questo governo non ce la fa ad affontare i veri problemi del Paese, che la maggioranza è profondamente divisa, che serve un nuovo esecutivo, allora il discorso sarebbe diverso». Cesa, come Casini, invita il presidente del Consiglio a «lanciare un appello alle opposizioni» in questo senso. Allora, aggiunge, «troverebbe una Udc attenta e dialogante. E mi auguro non solo una Udc. Penso anche al Pd. Nel frattempo, senza ansie, noi proseguiamo nel nostro progetto e lavoriamo per la costituzione del Partito della Nazione». In ogni caso, anche in quello di un governo di unità nazionale, i centristi vorrebbero discutere il programma con la Lega. «Siamo indisponibili a pateracchi - dice Cesa - Se si concretizzasse una ipotesi del genere, pretenderemmo di aprire un tavolo politico dove si discuterebbe di alcune questioni. A partire dal federalismo».