A 16 anni schiava del sesso a Roma Salvata dal padre dopo l'ultimo sms

Ha corso da Bucarest a Roma per salvare la figlia di 16 anni rapita e sbattuta sul marciapiede. Tre giorni fa l'appello di lei è arrivato via sms sul cellulare del padre: «Aiutami, sono segregata, costretta a prostituirmi». Lui è salito sul bus diretto a piazzale Tiburtino, ha chiamato un suo amico muratore che lo ha atteso all'arrivo nella Capitale e poi insieme hanno raccontato tutto ai carabinieri del Nucleo radiomobile del colonnello Mauro Conte. L'altro ieri pomeriggio l'irruzione nell'appartamento-prigione, la fine dell'incubo e l'arresto della carceriera, una romena. È la storia di una ragazzina di 16 anni che un mese fa lascia il liceo e la sua terra, a 600 chilometri da Bucarest, per lavorare in Italia con la speranza di liberare i suoi genitori dalla miseria, e alla fine scopre di essere finita prigioniera di un inferno. Il suo demone ha il volto di una donna di 25 anni, anche lei romena, pure lei prostituta, che per un mese, tutte le notti, dandole una minigonna e un vocabolario del sesso per intendersi coi clienti, ha costretto la sedicenne a vendersi sulla via Salaria (incassava circa mille euro al giorno senza trattenere per sé neppure un euro) terrorizzandola con le minacce: se non si fosse prostituita avrebbe fatto uccidere i suoi genitori. La storiaccia comincia con un sogno: andare nel Belpaese, lavorare e aiutare i genitori che se la passano male, tra stenti e povertà. La ragazzina racconta il suo progetto a un amico, che a sua volta ne parla con un altro arrivando a un tizio di Bucarest. Stando al passaparola, sarebbe lui l'uomo del fato in grado di realizzare il desiderio della sedicenne e di cambiarle la vita: andrà a lavorare in Italia come cameriera. La giovane è pronta. Raduna poche cose e col biglietto pagato dal tale di Bucarest sale sul bus per Roma sapendo che una volta a destinazione l'avrebbe accolta un'altra romena. E così accade. Nella capitale la ragazzina viene prelevata dalla connazionale e portata in un appartamento in via Val di Trompia, al Nomentano. La sera stessa però le belle speranze vanno in pezzi rivelando i contorni di un altro destino, di un'altra vita che l'aspetta. La connazionale di 25 anni si rivela. È una prostituta scaltra e determinata. Dice alla ragazza che da ora in poi dovrà vendersi, sedicenne e ancora illibata, subendo le voglie dei suoi compratori occasionali. Per evitare che contatti qualcuno, la romena le prende il telefono cellulare e poi le dà due accessori da lavoro: una minigonna e una sorta di vocabolario a luci rosse, dove sono riportate in italiano le varie prestazioni sessuali. Una dotazione che lascia immaginare che dietro la prostituta di 25 anni ci sia un'organizzazione che non lascia niente al caso. Ogni sera, in auto l'aguzzina porta la sua vittima sulla via Salaria e la lascia in "vetrina". È un viavai di clienti, la giovane arriva ad avere fino a sedici rapporti a sera, richiesti anche senza protezione. Un giorno, mentre la romena porta la sua preda sulla Salaria, ha un incidente con l'auto. Non vuole che la minore venga vista dalla polizia. Le dà i soldi per il taxi e le dice di sparire, di andare a casa. Cosa che la ragazza fa. Quando arriva però capisce che è la sua grande occasione: trova un cellulare e manda l'sms al padre: «Aiutami, mi costringono a prostituirmi, sono prigioniera in un appartamento in via...». L'altro ieri il blitz nell'appartamento e l'abbraccio tra padre e figlia in lacrime. I carabinieri del colonnello Conte non hanno chiuso le indagini. Vogliono arrivare all'uomo di Bucarest, sospettato di essere la testa di ponte di un traffico di ragazze romene da destinare al mercato del sesso nella capitale.