Nel Lazio "bonus" e posti d'oro Ecco il Consiglio degli sprechi

Sono 73 i consiglieri regionali del Lazio. Eletti alla fine di marzo, in quasi 90 giorni si sono riuniti, escludendo l'insediamento, soltanto una volta. Anzi mezza, perché la seduta è stata sospesa. Eppure i consiglieri continuano a prendere lo stipendio: il più sfortunato porta a casa 8 mila euro netti al mese. Ma questo è niente. Presto 54 di loro avranno anche un «bonus». Saranno infatti assegnate le presidenze e le vicepresidenze delle Commissioni. Mica poche. Nel Lazio sono 16 permanenti. A cui andranno aggiunte, su proposta della presidente della Regione Renata Polverini, altre due speciali: una sul Federalismo, l'altra su Roma Capitale. Dunque diventeranno 18. La Lombardia, la Campania e la Sardegna ne hanno 8, il Veneto, la Toscana e la Puglia 7, il Piemonte, la Calabria, la Sicilia, l'Abruzzo, le Marche e l'Emilia Romagna 6, la Basilicata 5, il Molise 4, l'Umbria 3. Insomma, il Lazio non teme confronti. Ovviamente i consiglieri fanno a gara per conquistare la poltrona più alta delle Commissioni. Il presidente, infatti, ha diritto a un'indennità di circa 1.400 euro netti al mese, all'auto blu e a una segreteria composta da quattro persone e un addetto stampa. Un vero e proprio patrimonio. I vicepresidenti, due per ogni Commissione, si portano a casa un'indennità di 700 euro al mese ciascuno. Se poi si riesce, come puntualmente succede ogni legislatura, ad assegnare qualche posto a parenti e amici, allora si vince davvero la lotteria. Da anni si discute di tagliare le Commissioni, di ridurre gli stipendi, di posticipare la pensione, che nel Lazio arriva a 50 anni con una decurtazione del 5 per cento e a 55 piena (dai 3.100 euro al mese netti per aver svolto una legislatura fino a oltre 6 mila per tre mandati). Ma alla fine non se ne fa mai niente. E i cittadini pagano: 4 milioni di euro all'anno soltanto per mantenere le Commissioni. Mentre il Consiglio resta vuoto. C'è stato il debutto il 12 maggio, con l'elezione del presidente Mario Abbruzzese e il discorso della governatrice Polverini, poi mezza seduta il 3 giugno. Da allora più niente. Colpa dell'estenuante confronto politico tra Pdl e Udc per trovare una quadra che è arrivata soltanto pochi giorni fa e dei contrasti nella maggioranza. Fatto sta che ancora si attende che l'assemblea cominci a lavorare. Nel sito internet c'è scritto in arancione «Agenda». Sotto: «Non ci sono impegni per i prossimi 7 giorni». Che ormai sono diventati mesi. Se poi si va nel palazzo di via della Pisana l'«effetto deserto» è evidente. E pensare che da questa legislatura all'edificio principale è stato aggiunto anche un altro palazzetto per allargare gli uffici della presidenza del Consiglio. Nei prossimi giorni si comporranno le Commissioni. Le 16 Commissioni permanenti. Eccole: Affari costituzionali e statutari; Affari comunitari e internazionali; Vigilanza sul pluralismo dell'informazione; Agricoltura; Ambiente e cooperazione tra i popoli; Bilancio, programmazione economico-finanziaria e partecipazione; Cultura, spettacolo e sport; Lavori pubblici e politica della casa; Lavoro, pari opportunità, politiche giovanili e politiche sociali; Piccola e media impresa, commercio e artigianato; Urbanistica; Risorse umane, demanio, patrimonio, affari istituzionali, enti locali, tutela dei consumatori e semplificazione amministrativa; Sanità; Scuola, diritto allo studio, formazione professionale e università; Sviluppo economico, ricerca e innovazione, turismo; Mobilità. Poi ci sono le Commissioni consiliari speciali, che debutteranno presto: Federalismo e Roma Capitale. Ci sono poltrone per tutti. Saranno contenti, consiglieri, autisti e addetti alle segreterie. Forse un po' meno i cittadini.