Era un complotto contro il governo

Un alto ufficiale, un pubblico ministero della Repubblica e alcuni giornalisti. Tre poteri forti, tre categorie in grado di mettere in ginocchio politica, imprenditoria, finanza e di influenzare l’opinione pubblica. Di condannare prima della sentenza definitiva. Proprio su questi presunti legami sta indagando la Procura di Bari, secondo la quale un finanziere, un pm e alcune croniste avrebbero agito per mettere in difficoltà il governo. In che maniera? Rendendo pubblici atti di indagine coperti da segreto e i contenuti di accertamenti ancora in corso. Il tutto attraverso una serie di fughe di notizie dagli uffici giudiziari di Bari e di Trani. Le due procure che da mesi stanno portando avanti indagini sia su Silvio Berlusconi, sia su presunte tangenti nel mondo della sanità pugliese. Da una parte il giro di escort che sarebbe stato gestito da Gianpaolo Tarantini e quindi i collegamenti con Patrizia D'Addario e gli incontri a Palazzo Grazioli, dall'altra invece le presunte pressioni del premier per chiudere la trasmissione televisiva di Michele Santoro, Annozero, attraverso l'Agcom. Insomma, i magistrati di Bari stanno valutando se c'è stato o meno un complotto nei confronti di Silvio Berlusconi, se cioè le notizie sono state «pilotate» per colpire il governo e metterlo così in crisi. E al centro di quest'indagine c'è ancora una volta il tenente colonnello della Guardia di Finanza Salvatore Paglino. Ma non solo. I pm pugliesi stanno indagando anche sulla presunta complicità di un collega in servizio presso la procura di Trani. La stessa che ha iscritto sul registro degli indagati il premier per la vicenda Agcom-Annozero, poi trasferita al Tribunale dei ministri. Gli inquirenti pugliesi sono dunque sempre più convinti che l'alto ufficiale, agli arresti domiciliari dallo scorso primo giugno, sia la talpa: fin dal primo giorno però ha sempre respinto qualsiasi responsabilità. È dunque un'inchiesta molto delicata quella che sta conducendo il capo della procura di Bari, Antonio Laudati, sulle numerose fughe di notizie relative alle escort e ad Agcom. Se il numero uno dei pm dovesse verificare la genuinità delle «prove» consegnate dagli investigatori della polizia di Stato, diventerebbe sempre più concreta l'ipotesi che magistrati e ufficiali della polizia giudiziaria possano aver organizzato una serie di scoop giornalistici per mettere in difficoltà il governo. Il tenente colonnello, in base ai risultati di un'indagine ancora in corso, avrebbe avuto un ruolo sia nella consegna a una giornalista dei verbali secretati di Gianpaolo Tarantini sul giro di donne a Palazzo Grazioli, sia sulla fuga di notizie a proposito dell'esistenza dell'indagine della procura di Trani a carico di Silvio Berlusconi. Per quanto riguarda invece il magistrato di Trani coinvolto, secondo i pm baresi avrebbe parlato con alcuni giornalisti utilizzando il cellulare - intercettato dalla procura di Bari - del finanziere in servizio a Bari e che seguiva le grandi inchieste. Per ora i magistrati stanno portando avanti accertamenti sul presunto coinvolgimento del pm per stabilire se sia stato davvero lui a conversare al telefono con i cronisti, convocandoli anche a Trani per parlare a loro dell'inchiesta. I tre «poteri» forti avrebbero anche fatto circolare la notizia di un'indagine sul presidente della Regione Puglia Nichi Vendola proprio durante le primarie. Il finanziere Paglino è accusato di peculato e di quattro episodi di rivelazione del segreto d'ufficio - che nulla hanno a che fare con la pubblicazione dei verbali di Tarantini e con l'inchiesta Agcom-Annozero - e per stalking (reato che il gip ha invitato la procura a rivedere) ai danni di una escort e di una giornalista. Nel fascicolo sull'Agcom, infine, sono coinvolti, a seconda delle posizioni processuali, anche Giancarlo Innocenzi, il commissario dell'Agcom, e il direttore del Tg1 Augusto Minzolini, indagato per aver rivelato a terzi il contenuto di un'audizione a cui era stato sottoposto come testimone dalla procura di Trani.   Nelle prossime settimane il tenente colonnello Paglino, il magistrato di Trani e probabilmente le giornaliste dovranno spiegare qual è stato il comportamento che hanno tenuto nei mesi scorsi e dire quindi se esisteva o meno un «piano» per colpire il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La procura sta comunque portando avanti le indagini sul finanziere, sul magistrato e sui cronisti in maniera distinta: ognuno avrebbe responsabilità differenti.