Anche enti pubblici nella lista Anemone

Accanto alle cifre di denaro ci sono anche indirizzi di uffici e di enti anche pubblici. Non solo dunque trenta nomi. Nella seconda «lista Anemone» comparirebbero anche i luoghi dove sarebbero avvenuti lavori di ristrutturazione. Interventi che secondo la procura di Perugia, avrebbero compiuto sempre le società collegate alla cricca. Il documento, sequestrato nel computer del commercialista del costruttore romano Diego Anemone, Stefano Gazzani, sarà messo anche a confronto con la prima lista, quella che contiene centinaia e centinaia di nomi di politici, impreditori e professionisti. Al commercialista, comunque, sono stati sequestrati anche diversi faldoni di documenti ora all'esame degli investigatori. Un lavoro necessario per capire quali sono i rapporti tra tutte le persone inserite nel lungo elenco e gli indagati nell'inchiesta sui presunti appalti pilotati per i grandi eventi. Non solo. Anche qual era il presunto giro di regalie tra mondo impreditoriale e politico. Nelle mani dei pubblici ministeri perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi c'è ormai da giorni la prima «lista Anemone», l'elenco di oltre 400 nomi di personaggi importanti del mondo politico, imprenditoriale e dello spettacolo a cui il costruttore romano avrebbe fatto lavori di ristrutturazione di appartamenti: la lista era stata sequestrata nel corso di una perquisizione effettuata negli uffici dell'imprenditore e contenuta nel computer del fratello di Anemone, Daniele. Intanto il costruttore, considerato uno della cricca insieme ad Angelo Balducci, Fabio De Santis e Mauro Della Giovampaola, ha deciso ancora una volta di non parlare. Anche ieri Diego Anemone non ha risposto alle domande dei sostituti procuratori perugini. È rimasto infatti negli uffici della procura meno di quindici minuti. Una scelta, quella di rimanere in silenzio, probabilmente presa in attesa che il giudice per le indagini preliminari si pronunci sulla richiesta di commissariamento di tutte le aziende del suo gruppo. Se dovesse essere accolta dal gip, potrebbero interrompersi tutte le attività imprenditoriali. Si potrebbe dunque definire come una «pausa» quella di Anemone, che non è escluso che nei prossimi giorni possa iniziare a rispondere alle domande dei pm e quindi a collaborare con la procura. Una mossa che però potrebbe anche avvenire prima della decisione del giudice, proprio per far valutare il suo atteggiamento in maniera positiva. Fino ad oggi tutte le persone che compaiono negli elenchi continuano a sostenere la loro totale regolarità nei lavori: «Ho sempre pagato le ristrutturazioni», è la frase che hanno ripetuto personaggi pubblici, manager, politici e imprenditori. Non è escluso però che alcuni possano essere ascoltati dai pm nelle prossime settimane. L'inchiesta sui grandi eventi si continua comunque ad allargare a macchia d'olio. A voler far luce sui presunti illeciti compiuti nel corso degli anni adesso è anche la procura di Genova. Dopo Firenze, Roma e Perugia, ora anche i magistrati liguri vogliono accertare se sono stati commessi abusi durante la realizzazione di alcune opere. Tanto che hanno già aperto un fascicolo d'inchiesta con il reato di corruzione e hanno chiesto ai colleghi umbri gli atti dell'inchiesta. L'indagine genovese, coordinata dal pubblico ministero Biagio Mazzeo, sarebbe nata per verificare le notizie trapelate nei giorni scorsi su Walter Lupi, ex provveditore ai lavori pubblici di Liguria e Lombardia e ora commissario al Terzo valico ferroviario. Nomi contenuti nella prima «lista Anemone». In particolare, erano almeno quattro i riferimenti alla Liguria, tutti legati a Lupi. Quest'ultimo era stato indagato, ed è adesso sotto processo a Genova, insieme ad altre tre persone con le accuse, a vario titolo, di abuso d'ufficio e falso ideologico, per la ristrutturazione di una casermetta della Forestale, in posizione panoramica sul mare a Mulinetti, in provincia di Genova, trasformata in alloggio di servizio per lo stesso Lupi. Tra le persone sotto processo c'è anche l'imprenditore edile Alberto Micarelli, inizialmente accusato di corruzione, ma rinviato a giudizio per reati minori legati all'edilizia. Dall'inchiesta umbra, ora, emergerebbe che proprio Micarelli sarebbe il legame tra Anemone e alcune zone del Nord Ovest, dove, oltre alla ristrutturazione della villa di Mulinetti, avrebbe realizzato anche altri interventi a strutture pubbliche in Liguria.