Verdini: non mi dimetto per qualche telefonata

"Non mi dimetto perchè non ho responsabilità di governo". Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl che risulterebbe indagato per corruzione con l'accusa di far parte di un comitato coinvolto in affari illeciti nel settore dell'eolico in Sardegna, ritiene di essere vittima di un processo mediatico. Per Verdini le dimissioni del ministro Claudio Scajola in seguito alla compravendita di un appartamento di Roma con presunti fondi neri riconducibili a Diego Anemone, imprenditore coinvolto nell'inchiesta sui Grandi Eventi, sono state "un gesto molto significativo, ma non c'e' motivo per cui io mi dimetta", ha spiegato alla trasmissione "La telefonata" su Canale 5.   NON POSSO DECIDERE NIENTE - "Io non ho responsabilità di governo e non posso decidere niente, mi dimetterei da un lavoro quotidiano e dall'organizzazione politica del partito", spiega Verdini, che non arriva a parlare di "congiura" contro il governo ma chiarisce che "però è legittimo sospettare" qualcosa. E osserva: "Siccome sul piano elettorale mi pare non ci siano discussioni perchè il Pdl nel 2008 ha vinto tutte le elezioni, vuole dire che la volontà espressa dagli italiani a qualcuno non piace". Secondo il coordinatore peserebbero "l'instabilità e le divisioni" all'interno della coalizione che così "presta il fianco al vero avversario, che è quello che vorrebbe mantenere l'Italia in queste condizioni invece di promuove le riforme, ormai divenute necessarie per tutti". MAI RICEVUTO L'AVVISO - Sulle accuse il coordinatore del Pdl Denis Verdini ribadisce che il suo presunto coinvolgimento nel business degli appalti dell'eolico in Sardegna "è una follia" e sottolinea di "non aver ricevuto alcun avviso di garanzia". Intervistato da Maurizio Belpietro Verdini stigmatizza la costante violazione del segreto istruttorio: "Sono esposto a un processo mediatico al quale non voglio stare perchè non è certo questa la sede opportuna". Il coordinatore ha spiegato di sentirsi "tranquillo sia da un punto di vista morale sia materiale": "Non ho fatto nulla di illegittimo, avrò fatto qualche telefonata ma non c'è niente di sostanziale. Non potevo e non posso fare nulla di concreto: quelle emerse sono opinioni dei magistrati che sono pronto a confutare". Il coordinatore del Pdl è infine tornato a negare di conoscere l'imprenditore Anemone, coinvolto nell'inchiesta degli scandali per i grandi appalti: "Mai visto e conosciuto".