C'era una volta il laboratorio Roma

Quelloche funzionava per la sinistra, per l'«amalgama» di partiti che prima Rutelli e poi Veltroni sono riusciti a mettere insieme facendo scuola anche al governo nazionale. Oggi quel laboratorio funziona invece per il centrodestra. E in questi giorni di alta tensione nel Pdl se ne è avuta una prova, con ex esponenti di An i quali, pur se su posizioni completamente antitetiche, stanno lavorando fianco a fianco per risolvere il conflitto. È il caso dei due parlamentari che più di tutti incidono sulla politica romana: da una parte Fabio Rampelli, deputato, ambientalista di destra, gasparriano; dall'altra Andrea Augello, senatore, sottosegretario alla presidenza del consiglio, l'uomo delle tabelline e dei calcoli, filo-finiano. Non tra i più accesi, perché comunque nel suo passato c'è l'appartenenza alla Destra sociale di Storace (quella stessa componente che alla Regione, guarda caso, fece dimettere da capogruppo di An proprio Rampelli) e perché ha sempre avuto una posizione più autonoma rispetto agli altri alleati del presidente della Camera. Tra i due non sono mai corsi ottimi rapporti anche se poi nelle ultime due elezioni vinte prima da Gianni Alemanno e poi da Renata Polverini hanno lavorato insieme nei comitati elettorali. Ma nella crisi nel Pdl aperta da Gianfranco Fini, dopo una iniziale freddezza si sono ritrovati dalla stessa parte, a cercare di evitare che lo scontro potesse avere ricadute pericolose anche su Roma. Hanno fatto pressioni sul sindaco perché si muovesse per far da mediatore e hanno lasciato da parte l'appartenenza a correnti diverse. Augello è stato il «motore» della riunione dei senatori finiani di ieri, quello che più ha lavorato per disinnescare la mina dei gruppi separati. E anche nelle dichiarazioni si è mantenuto su una posizione estremamente equilibrata. Nei confronti di Gianfranco Fini, ha commentato, c'è stata una vera e propria «aggressione» ma «Berlusconi ha mantenuto un profilo molto basso facendo anche ieri dichiarazioni molto prudenti». Poi ha continuato a gettare acqua sul fuoco: «Spesso ci sono state polemiche sopra le righe animate da chi si comporta come se fosse su uno spalto di una tifoseria ma non va confuso il confronto politico con le partite di calcio». Sulla stessa linea Fabio Rampelli, critico contro chi, da una parte e dall'altra, lavora per scavare un fossato tra i due fondatori del Pdl: «Sono contrario a qualunque scissione – ha spiegato – sono contrario all'istituzione di gruppi parlamentari autonomi, sono esterrefatto per comportamenti irresponsabili di taluni autorevoli esponenti del Pdl che, seppur notoriamente incapaci e impopolari, ricoprono misteriosamente importanti ruoli, vorrebbero sfibrare Berlusconi e invece scavano intorno a Fini il baratro. Sono invece per un Pdl aperto e partecipato, dove gli organi vengano convocati e consultati – diversamente da quello che accadeva tanto in Forza Italia quanto in Alleanza nazionale – rappresentato da persone capaci».